«Il laureato» diventa una pièce da 110 e lode

Convince e diverte lo spettacolo tratto dal film cult di Mike Nichols

C'è chi sostiene, e con ragione, che il celebre film Il laureato, diretto da un teatrante di classe come Mike Nichols nel lontano 1967, ebbe un'influenza preponderante tra gli studenti di Berkeley che, meno di dodici mesi dopo, avrebbero occupato il famoso campus universitario per protestare contro l’intervento americano in Vietnam e, successivamente, contro le politiche governative. E tutto questo perché il film, pur limitandosi a mettere in luce in un grottesco cinico e lucido le falle del perbenismo nella provincia middle class schiava del sesso e dell'alcool sotto la vernice della rispettabilità, scardinava tra le righe il mito di quel Sogno Americano che l'establishment ancora inalberava con orgoglio.
Presto divenuto un film cult generazionale, Il laureato che contribuì in modo determinante all'affermazione di Dustin Hoffman nel ruolo del patetico giovanottino brutto ancora vergine a ventidue anni suonati, si è ora trasformato in una pièce di successo.
Dove, a contendere onori e gloria a Benjamin, ribelle senza causa alla ricerca di uno spazio diverso da un posto al sole tra i grattacieli di Manhattan, c'è ora Mrs. Robinson, la terribile dark lady adepta in ugual misura della bottiglia e del fast sex extraconiugale che, nella pellicola, aveva invece una funzione di puro supporto.
Nella bella scena di Carmelo Giammello dove le lucenti paratìe schermate dalle veneziane abbassate alludono con una punta di sarcasmo a un'alcova anche quando l'azione si sposta dalla camera da letto di Benjamin al salotto dei Robinson e alla stanza disadorna del college dove il giovane innamorato dà appuntamento alla sua Elaine, il gioco teatrale assume via via consistenza e sapore da slapstick comedy.
Anche e soprattutto per merito di Giuliana De Sio che, con classe sopraffina, affinato al calor bianco il suo sulfureo temperamento, disegna dapprima una seduttrice da fumetto insinuante e proterva come si conviene per tramutarsi, nel corso di un'azione senza esclusione di colpi, in una spietata custode del focolare domestico.
Fingendo agli occhi della figlia di essere stata addirittura vittima di uno stupro da parte del Benjamin sottilmente inquisitore di Giulio Forges Davanzati. Che nello spettacolo, diretto con brio ed eleganza da Teodoro Cassano, si muta a vista via via che gli eventi incalzano nel più temibile dei contendenti per l'ape regina convinta a priori di averlo sbaragliato.
Prima che l'happy end trionfi nell'irresistibile scena finale che, per il suo humour acidulo e irriverente degno delle farse accelerate di Labiche, resterà a lungo nella nostra memoria.


Lo spettacolo, che ha debuttato a Firenze il mese scorso,
resterà al Manzoni di Milano fino al 6 gennaio.
Il laureato
di Johnson, Webb, Wiullingham e Henry
Regia di Teodoro Cassano,
con Giuliana De Sio
Teatro Manzoni, fino al 6 gennaio

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