Leggi il settimanale

Dopo la pandemia il settore torna a crescere. Aumentano i redditi, ma c’è un gap di genere

Fatturato medio oltre 44mila euro. Le donne ferme a 29mila

Dopo la pandemia il settore torna a crescere. Aumentano i redditi, ma c’è un gap di genere
00:00 00:00

Il nuovo Rapporto dell’Osservatorio Confprofessioni segnala che nel 2024 i professionisti attivi in Italia raggiungono quota 1,378 milioni, pari al 5,8% degli occupati e al 27,1% dell’intero universo autonomo. Il nostro Paese si conferma dunque tra quelli europei con la più elevata concentrazione di lavoratori altamente qualificati, a testimonianza di un sistema economico che continua a poggiare in modo significativo sulla competenza specialistica. Dopo lo choc pandemico, il settore ha ripreso a espandersi (+0,8% tra 2022 e 2023, +1,3% tra 2023 e 2024, +8% nell’ultimo decennio), pur restando sotto i livelli precedenti al 2019 (-3,4%).

A spingere la crescita sono soprattutto i professionisti con personale alle dipendenze, ora al 17,6% del totale, mentre gli autonomi puri diminuiscono. Sul fronte geografico si rafforza il peso del Sud: dal 2014 il Mezzogiorno avanza del 17,7%, superando Centro (+11,3%) e Nord Est (+3,8%), mentre il Nord Ovest rimane pressoché invariato. La composizione per settori rispecchia i cambiamenti del tessuto produttivo: le attività scientifiche e tecniche restano dominanti (48,3%), così come quelle sanitarie e sociali (17,6%), ma aumentano con vigore i servizi legati all’edilizia (+54,4% dal 2019) e il comparto culturale e artistico (+21,1%). Le professioni ad alta qualificazione costituiscono il 56,7% del totale, mentre quelle tecniche arrivano al 32,5%.

Il quadro demografico mette in luce tre grandi divari: quello tra uomini e donne, tra giovani e senior e tra fasce reddituali. Le professioniste sono oggi 510mila (37% del totale, +19,9% in dieci anni), ma restano meno presenti nei settori tecnici e finanziari; risultano però mediamente più istruite (laureate nel 78,2% dei casi, contro il 59,6% degli uomini). Sul piano economico, nonostante un aumento nominale del reddito medio a 44.213 euro (+18,6% dal 2010), il potere d’acquisto registra una flessione del 5,4%. Persistono, e anzi si ampliano, i divari di genere: gli uomini dichiarano 54.480 euro, le donne 29.051.

Il Rapporto 2025 inserisce queste evidenze nella cornice delle “quattro D”: demografia, dazi, debito e digitale. L’invecchiamento della popolazione e il peso del debito pubblico impongono scelte più attente, mentre le tensioni commerciali – soprattutto i dazi americani – penalizzano maggiormente i professionisti che operano con imprese esportatrici. Sul fronte tecnologico, oltre la metà della categoria usa stabilmente strumenti di intelligenza artificiale per scrivere testi, verificare norme o gestire documenti: una dimostrazione di rapida evoluzione, ma anche della necessità di nuove tutele e competenze adeguate.

Ne deriva un sistema professionale dinamico ma sottoposto a pressioni significative: i redditi reali scendono, si acuiscono le distanze tra categorie e l’età media sale, rendendo urgente un ricambio generazionale accompagnato da politiche mirate.

La supervisione scientifica

del Rapporto è stata curata da Tommaso Nannicini, con direzione dei lavori affidata a Dario Dolce, coordinamento dei dati a Ludovica Zichichi e sviluppo degli indicatori a Camilla Lombardi, Alessia Negrini e Giulia Palma.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica