«Le professioni rappresentano uno dei cardini della proiezione internazionale e dello sviluppo economico del Paese. Per questo ho scelto di sottoscrivere con Confprofessioni un protocollo d’intenti: da oggi la collaborazione sarà ancora più stretta». Con questo messaggio video il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha inaugurato nella sala conferenze di Palazzo Altemps, a Roma, la presentazione del X Rapporto sulle libere professioni in Italia – edizione 2025, elaborato dall’Osservatorio Confprofessioni e dedicato al tema “Identità in transizione. Le professioni intellettuali tra mercati, algoritmi e territori ». «I professionisti costituiscono una colonna del nostro sistema economico e civile, un presidio di competenza e affidabilità per la collettività. Il Rapporto – ha osservato il ministro del Lavoro Marina Elvira Calderone – ne conferma la vitalità, pur in presenza di redditi in calo, gap di genere e progressivo invecchiamento. Sono sfide che il Governo affronta con riforme fondate su ascolto, protezioni e norme semplificate. Tre gli assi strategici: aggiornamento continuo, welfare professionale ed equo compenso. Le aggregazioni rappresentano il futuro: più massa critica, più competenze e maggiori opportunità per i giovani. Oggi serve integrare saperi diversi per affrontare le trasformazioni del lavoro. L’intelligenza artificiale è una leva da presidiare, ma la centralità deve restare alle persone, con principi etici e formazione continua per bilanciare tecnologia e responsabilità. Così trasformiamo conoscenza in servizio, capacità in fiducia e responsabilità in coesione sociale».
Il Rapporto rileva un comparto in piena evoluzione: le professioni stanno cambiando assetto. «I numeri di Confprofessioni ci permettono di guardare avanti con prudente fiducia – ha commentato il sottosegretario al MEF Federico Freni –, mostrando crescita e, soprattutto, maggiore propensione all’aggregazione. Il futuro non rallenta: occorre sapersi adattare e guidare i mutamenti. Viviamo una fase cruciale segnata da digitale e intelligenza artificiale. Possiamo sfruttarla, ma servono nuovi modelli gestionali, capaci di rispondere anche alle spinte geopolitiche ed economiche. Una politica attenta al debito richiede più spirito imprenditoriale e mette i professionisti di fronte alla necessità di crescere senza dipendere da aiuti esterni. La capacità di evolvere è nelle mani di ciascuno».
«Il Rapporto mostra chiaramente – ha rimarcato il presidente di Confprofessioni Marco Natali – che il mercato si orienta verso strutture più organizzate e studi di maggiori dimensioni: aumentano i professionisti con dipendenti e diminuiscono gli individuali, segnando con decisione la direzione del cambiamento», con punte significative nel Nord Ovest. Una trasformazione, ha aggiunto, che arricchisce il settore e che va sostenuta anche per ridurre le disparità reddituali e valorizzare il talento femminile.
Il Paese rimane il più anziano dell’Ue; i dazi pesano sulle professioni economiche e tecniche, mentre la rivoluzione digitale accelera: l’IA è ormai pervasiva, con il 58,2% dei professionisti che la utilizza spesso, tra aspettative e timori.
«Dopo la flessione legata alla pandemia, le libere professioni sono tornate a crescere, ma con dinamiche selettive. A trainare sono soprattutto i settori sostenuti da investimenti pubblici e le realtà più strutturate – ha spiegato Tommaso Nannicini, direttore scientifico dell’Osservatorio – mentre persistono profonde eterogeneità tra aree e profili.
I dati descrivono identità professionali in mutamento, esposte ai grandi cambiamenti del nostro tempo: transizione demografica, rivoluzione digitale, instabilità geopolitica e vincoli macroeconomici ». Ai lavori sono intervenuti anche Elena Bonaldi (Pd), Stefano Patuanelli (M5s), Marta Schifone (FdI) e Chiara Tenerini (FI).