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L'editore Ulrico Carlo Hoepli: "I primi 140 anni in libreria"

Il quarto discendente della storica casa editrice milanese festeggia domani un anniversario di successi: "Dal mio antenato ho ereditato passione e lungimiranza. Credetti subito al digitale, e ho avuto ragione"

L'editore Ulrico Carlo Hoepli: 
"I primi 140 anni in libreria"

In inglese si dice "looking forward": guardare oltre. In italiano si chiamo intuito: la capacità non soltanto di riflettere i tempi, ma di riuscire ad anticiparli. È questo, in due parole, il segreto della casa editrice Hoepli, avviata il giorno di Sant’Ambrogio di 140 anni fa, passata attraverso due guerre e cinque generazioni di librai-editori. Era il 7 dicembre 1870 quando un ventitreenne di origini svizzere, Ulrico Hoepli, arrivò a Milano con un obiettivo: diventare il libraio dei milanesi. Rilevò un piccolo negozio in galleria De Cristoforis, trasformandolo in una casa editrice libraria che in pochi anni diventò il punto di riferimento della borghesia colta milanese, dove si potevano trovare, accanto a preziosi libri d’arte e di architettura, anche pratici testi in lingua e volumi tecnico-scientifici, alcuni dei quali tuttora in catalogo, come il "Manuale dell’Ingegnere", giunto alla sua 84esima ristampa. Per festeggiare questi 140 anni di lavoro, Hoepli pubblica in questi giorni un’edizione speciale del "Catalogo Generale" arricchito dalla testimonianza del suo attuale presidente, Ulrico Carlo Hoepli, che per l’occasione abbiamo intervistato. Classe 1935, stesso nome e stessa tempra del capostipite e fondatore, Ulrico è il quarto discendente della dinastia, e con l’aiuto dei tre figli Giovanni, Matteo e Barbara, presiede una società che comprende la casa editrice, una delle librerie più importanti e fornite di Milano in pieno centro, nell’omonima via (un palazzo di sei piani con oltre mezzo milione di volumi) e un portale per l’acquisto online (www.hoepli.it) tra i più ricchi e completi d'Europa.
Ulrico Hoepli: oltre al nome, cos’altro l’accomuna al fondatore?
"Purtroppo non l’ho conosciuto, ma credo che, oltre a una straordinaria passione per i libri, il grande intuito e la lungimiranza siano state le cifre distintive di tutti i discendenti Hoepli. L’idea geniale del mio trisavolo fu quella di diventare non solo un libraio ma anche un editore tecnico-scientifico, colmando un vuoto nel mercato italiano di allora, quello appunto dei manuali. Un termine che inventò lui stesso, traducendolo dall’inglese handbook".
Suo padre non fu da meno: mentre la libreria e il magazzino andavano in fiamme sotto i bombardamenti della II Guerra Mondiale, Hoepli non si guardò indietro e ricostruì la casa editrice dalle fondamenta.
"Si dice che la terza generazione distrugge. Nel caso di Hoepli, fu la rinascita. I libri erano tutti bruciati, ma mio padre riuscì ad ottenere un prestito da Cariplo di 50 milioni di lire mostrando, come garanzia, l’unica cosa che gli era rimasta: il catalogo di tutti i volumi pubblicati in quegli anni".
Il simbolo più eclatante della ricostruzione fu la grande libreria tra il Duomo e la Scala, in quella stessa via che oggi porta il nome del fondatore, Ulrico Hoepli.
"Pensi che la famiglia era contraria: allora quella era una zona degradata. Solo più tardi, grazie anche alla libreria, il quartiere si riqualificò, e il Comune intitolò la via a Ulrico Hoepli, che era stato un grande mecenate, legatissimo a questa città".
Al punto da donare ai milanesi il Planetario, nel 1930.
"Investì quasi tutti i suoi risparmi in questo progetto, scatenando le ire dei nipoti. Ai quali rispose con la celebre frase: "Voi ricevete un bel lavoro, dunque lavorate". Fu un grande esempio per tutti noi".
Torniamo al presente. La sua intuizione, più di cinque anni fa, fu quella di puntare sul web...
"Ho creduto nel digitale fin dall’inizio, e le vendite mi danno ragione. Arrivano richieste da tutto il mondo, l’ultima dalla Nuova Zelanda: mi chiedevano il Dizionario delle abbreviature latine!".
Suo padre è stato un precursore dei tempi, ha rischiato sulla sua pelle. Oggi invece il mercato editoriale sembra sempre più un grande librificio privo di coraggio e povero di idee...
"Il mio consiglio ai giovani editori è di osare di più. Di esporsi in prima persona, col proprio nome.

Il vantaggio di oggi, per un piccolo editore, è nella rete. Che dà a tutti la possibilità di intercettare il pubblico e farsi conoscere, senza bisogno di passare dalle librerie. L’importante è saper cogliere le occasioni: noi, in famiglia, ne sappiamo qualcosa".

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