La Lega accetta le porte chiuse: "Va bene, nel week end si gioca" 

Pubblico ammesso solo a Roma, Palermo, Cagliari, Genova e Torino e solo al pomeriggio. Alcune società propongono la serrata, anche i calciatori scettici, ma dall'assemblea si esce con l'accordo: "Si gioca. Questa è una prova di grande maturità"

La Lega accetta le porte chiuse: 
"Va bene, nel week end si gioca" 

Roma - Ore difficili per il mondo del calcio. Dopo il pacchetto Amato per la sicurezza negli stadi e la decisione del commissario della Figc Pancalli di far riprendere i campionati il pallone è a un bivio. Da una parte la volontà di ricominciare, con porte chiuse e norme restrittive in attesa dell'adeguamento degli impianti, dall'altra società e giocatori che rifiutano l'idea di giocare senza pubblico. Ma dopo l'assemblea straordinaria di Lega a Fiumicino le società si piegano. Il campionato ripartirà regolarmente nel weekend. La decisione è stata annunciata da Adriano Galliani: "Domenica si gioca, è una grande prova di maturità", ha detto l'amministratore delegato del Milan uscendo dall'hotel. "La legge è la legge" ha aggiunto.

Stadi chiusi Sono 6 gli stadi in cui si potrà giocare a porte aperte, ha stabilito oggi l'Osservatorio del Viminale. Gli stadi a norma, in cui quindi le partite potranno essere disputate col pubblico, sono quelli di Roma, Genova, Siena (ma i senesi domenica giocano in trasferta), Cagliari, Torino (Olimpico) e Palermo, dice la nota. L'Osservatorio, presieduto in via eccezionale dal prefetto Antonio Manganelli, ha inoltre stabilito che tutte le partite di serie A, B e C della sera verranno anticipate al pomeriggio, alle 15. Al termine della riunione straordinaria - a cui hanno assistito anche due funzionari dell'Uefa, il Coni, la Federcalcio e la Lega - è stata verificata l'inadeguatezza degli impianti di 25 città: Ascoli Piceno, Bari, Bergamo, Bologna, Brescia, Catania, Cesena, Empoli, Firenze, Lecce, Livorno, Mantova, Messina, Milano, Modena, Napoli, Parma, Perugia, Pescara, Piacenza, Reggio Calabria, Salerno, Trieste, Udine e Verona. Su alcuni di questi stadi saranno possibili già dai prossimi giorni, si legge nella nota, ulteriori verifiche ad opera di una specifica Commissione istituita in seno all'Osservatorio per accertare in ogni momento l'eventuale messa a norma.

L'appello della Melandri La «disponibilità a condividere le decisioni assunte anche questa mattina nell'Osservatorio e a proseguire insieme con serenità è fondamentale per superare questo momento particolare. Isolare i violenti e rendere gli stadi sicuri è l'obiettivo di tutti e solo insieme potrà essere raggiunto». Il ministro delle Politiche giovanili e Attività sportive Giovanna Melandri rivolge un appello alla collaborazione ai presidenti dei club di calcio. «Sono certa che il lavoro serio, competente e, soprattutto, condiviso avviato oggi nell'Osservatorio Nazionale sulle manifestazioni sportive porterà a soluzione sagge e graduali. Il governo ha in queste ore difficili compiuto il massimo sforzo per coniugare l'imprescindibile esigenza di sicurezza con la massima attenzione alle ragioni espresse dal mondo del calcio, dai suoi vertici istituzionali, dalle società fino ai milioni di appassionati». Nel pacchetto dei provvedimenti antiviolenza il ministro ricorda «che, al fianco delle norme sulla sicurezza immediatamente efficaci, il governo ha inserito anche altre previsioni che riguardano la definizione, nel futuro più breve possibile, di un nuovo e più moderno modello di realizzazione e gestione degli impianti».

Il no dei giocatori Il primo a prendere posizione è Gennaro Gattuso: "Senza tifosi il campionato rischia di essere falsato". Così Gattuso commenta i provvedimenti del governo contro la violenza negli stadi. "Mi sembrerebbe giusto che gli abbonati possano venire a vedere le partite - aggiunge il campione del mondo -. È giusto far rispettare le leggi ma è giusto anche aver rispetto dei tifosi". Un altro giocatore che non le manda a dire è Cristiano Lucarelli, capitano del Livorno. "Rispettiamo le decisioni del governo, ma noi calciatori chiediamo che non ci siano discriminazioni tra stadi aperti e chiusi: altrimenti, potremmo anche fermarci noi per riflettere ancora una domenica". Lo ha detto Cristiano Lucarelli, spiegando il senso dell'iniziativa dei giocatori italiani e dell'Assocalciatori.

Il no dei presidenti Compatto anche il fronte delle società. "È profondamente ingiusto chiudere uno stadio operato da chi ha fatto tutto quello che la legge prevedeva" ha dichiarato l'amministratore delegato del Milan Adriano Galliani. D'accordo anche chi ha lo stadio agibile, come Urbano Cairo, presidente del Torino: "Io ho lo stadio a norma, ma sono pronto a uniformarmi alle decisioni della Lega. Giocare tutti a porte chiuse? Non sarebbe una soluzione logica". Critico pure il numero uno dell'Atalanta, Ivan Ruggeri: "Se ricominciamo a giocare a queste condizioni ricominciamo con la tensione alta. Giocare o non giocare? C'è anche un'altra alternativa, c'è una terza via, ma ne parliamo dopo. Io da solo non posso fare nulla. Certo la penso a modo mio, ma mi adeguerò a quello che decide la maggioranza». Spunta quindi l'ipotesi già proposta da Galliani, cioé di aprire gli impianti soltanto agli abbonati. Come svela Giovanni Cobolli Gigli, presidente della Juventus: "La maggior tutela per gli abbonati è il tema che va affrontato con maggior apertura da parte delle autorità. A questo si aggiunge la notizia di non organizzare la vendita in blocchi per le trasferte quindi con maggior tranquillità. Vedere i nostri tifosi in trasferta sembra logico ma per ora è giusto rinunciare".

L'auspicio di Amato "Mi aspetto che ora i campi si mettano in regola abbastanza rapidamente". Lo ha detto il ministro dell'Interno, Giuliano Amato, al termine del suo intervento alla commissione Ecomafie. "Anche perché - ha aggiunto - mettere questi tornelli non è come per la Nasa andare sulla luna, e non è neanche così costoso". Il ministro ha sottolineato che quello degli stadi è un problema legato ad uno "slittamento" di competenze tra i soggetti interessati.

"C'è uno slittamento in materia tra il gestore e il proprietario - ha detto - e i due finiscono per paralizzarsi a vicenda. Se poi gli dici 'guardate che da domani giocate a porte chiuse', allora si mettono d'accordo".

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