Marta Ottaviani
«Il processo di pace in Medio Oriente è morto». Non poteva essere più chiaro legiziano Amr Moussa, segretario della Lega Araba, che si è riunita ieri in seduta demergenza al Cairo per discutere della crisi israelo-libanese. Al termine del summit più difficile degli ultimi anni, lunica maniera per porre fine al nuovo conflitto che sta insanguinando il Medio Oriente è quella di chiedere limmediato intervento del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite.
«Non aspettatevi che i Paesi arabi entrino in guerra - ha aggiunto Moussa -. Lalternativa è la diplomazia e il dialogo. Per questo lOnu rappresenta lunica soluzione».
Il summit ha approvato tre risoluzioni, rispettivamente sul Libano, i palestinesi e il processo di pace in Medio Oriente. Nella prima viene condannata «laggressione israeliana», schierandosi con il popolo libanese e quello palestinese, e ribadito lappoggio al governo di Beirut nella sua volontà di «imporsi su tutto il territorio». Hanno inoltre sottolineato che sosterranno la revoca del blocco finanziario al governo palestinese su Hamas.
Parole chiare, che fanno il paio con quelle, sconsolanti, di Moussa: «Tutti gli ingranaggi, compreso il Quartetto internazionale, non sono riusciti a portare avanti il processo di pace oppure hanno contribuito ad affossarlo. Il solo mezzo per farlo rivivere è reinventarlo a una riunione del Consiglio di sicurezza a settembre». Cosa fare prima di settembre, però, non è dato di sapere. Moussa ha anche voluto specificare che il processo è fallito «perché il meccanismo è nelle mani di una parte che è sotto la protezione di una grande potenza» e che cè «frustrazione e disperazione». Il tutto senza mai nominare direttamente gli Stati Uniti.
Affermazioni polemiche alla fine di una riunione che ha visto la partecipazione dei 22 ministri degli Esteri degli Stati membri e anche della delegazione diplomatica inviata da Kofi Annan.
Le posizioni, allinterno della Lega Araba, sembrano tuttaltro che omogenee. Anche se Moussa si è affrettato a definirla «un successo», la riunione si è tenuta in un clima conflittuale, soprattutto per quanto riguarda Hezbollah. Se Egitto e Giordania hanno da tempo riconosciuto lo Stato di Israele e avviato relazioni diplomatiche, Siria e Libano rimangono suoi implacabili nemici. Prese di posizione che provocano problemi evidenti nellorganizzazione. Due giorni fa re Abdallah II di Giordania e il presidente dellEgitto Hosni Mubarak avevano condannato gli attacchi israeliani del Libano ma, nello stesso tempo, avevano anche criticato, seppur indirettamente Hezbollah per aver messo in pericolo la stabilità politica di tutta la regione araba. Giudizio comune anche allArabia Saudita, che ha criticato lavventurismo del «Partito di Dio».
Una riunione che, nonostante i documenti stilati, lascia molti dubbi sulla compattezza effettiva della Lega Araba e sulla sua efficacia politica. E cè chi è pronto a scommettere che a settembre non succederà assolutamente nulla.
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