La Lega nord celebra la festa di San Giorgio patrono e «inventore» del vessillo di Genova

San Giorgio come simbolo della genovesità da conservare e tutelare: così la Lega Nord ha celebrato ieri, anche con l’allestimento di un gazebo in piazza Caricamento, il Santo patrono di Genova, nel giorno a lui dedicato nel calendario. Per l’occasione, si è ribadita l’esigenza di mantenere salde le radici della tradizione che sono più che mai insidiate dall’invadenza degli immigrati clandestini, nonché dalle prese di posizione politiche che tendono a favorire culti e manifestazioni estranee alla storia e ai costumi locali. Ne hanno parlato ieri con i cittadini, dal mattino alla sera, a Caricamento, numerosi esponenti liguri del Carroccio che si sono avvicendati nel gazebo: in particolare, il «patriarca» e socio fondatore del movimento leghista Bruno Ravera, il segretario Edoardo Rixi e Bruno Ferraccioli. Ha riscosso interesse, fra l’altro, il ricordo «storico» delle vicende che hanno portato alla celebrazione del Santo patrono. A partire da Jacopo da Varagine che narra come «nel 1099, durante la prima Crociata, il Beato Giorgio apparve ai crociati vestito di armi scintillanti, segnate dalla rossa croce e fece segno di seguirlo senza paura, affinché dietro di lui i crociati respingessero i nemici e conquistassero con la forza Gerusalemme». Da allora i genovesi assunsero a loro insegna la croce rossa in campo bianco, ossia la bandiera di San Giorgio - hanno spiegato ancora i “docenti“ Ravera, Rixi e Ferraccioli - senza mai più abbandonarla. I genovesi, poi, cedettero magnanimemente - pare, ma non è sicura la magnanimità disinteressata - lo stemma agli inglesi, alla città di Milano e alla Lega Lombarda, particolare che certo inorgoglisce gli odierni epigoni di Alberto da Giussano.

«Ma San Giorgio sarà davvero esistito?» si chiedono comunque gli storici, specialmente dopo che la Sacra Congregazione dei Riti ha declassato la festa patronale a semplice «memoria liturgica». Chi ama Genova e la Liguria, però - replicano i leghisti - sarà sempre fiero di acclamare il Santo con l’antica incitazione: «Viva Zena, Viva San Zorzo!».

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