Il legale: «Già chiarita la storia delle chiavi»

La ricostruzione del pm Ilara Calò non è piaciuta all’avvocato di Vanacore, Antonio De Vita. «In base a quale elemento - chiede il legale - può dire che la porta era socchiusa? Da dove esce fuori? Penso che la questione delle chiavi sia stata chiarita all’epoca del proscioglimento del portiere». Perplesso anche il difensore di Salvatore Volponi, Maria Antonietta La Mazza: «Quella è la ricostruzione del pm, bisognerà vedere poi quel che dirà in aula, se dirà qualcosa. Lui comunque a me ha sempre detto di non aver mai ricevuto telefonate». Lucio Molinaro, l’avvocato dei Cesaroni, si augura che la moglie e il figlio di Vanacore vengano in aula a dare le risposte che mancano: «Quando ci sono dei punti oscuri che instillano dubbi nei giudici, abbiamo il dovere di chiudere questi punti. Mai Vanacore ha voluto ammettere di essere entrato per primo nell’appartamento e non sappiamo se questi argomenti lo hanno portato all’esasperazione. Sappiamo che sono state fatte delle telefonate nella stanza dove c’era il cadavere di Simonetta: i familiari lo sanno se è stato lui. E poi non è neppure più reato». «In questo processo tante cose non sono chiare», afferma Paolo Loria, difensore dell’imputato. «La tesi del pm - continua - spiegherebbe il senso di colpa di Vanacore. La notizia del suicidio ha sconcertato Busco».

Ieri, intanto, si è saputo di un terzo bigliettino lasciato dal portiere prima di togliersi la vita: «Senza nessuna colpa, nè mia nè della mia famiglia, ci hanno distrutti nel morale, nell’immagine e tutto il resto. Lo porteranno sulla coscienza».

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