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Il legale nominato con il numero verde

L’avvocato d’ufficio chiamato attraverso il call center è diventato protagonista. A trentatré anni Luca Broli s’è trovato in mano il caso dell’anno, è diventato il legale del presunto assassino di Aldo e Luisa Donegani, subito dopo l’iscrizione di Guglielmo Gatti nel registro degli indagati diventa protagonista. Erano le 11.45 di mercoledì 17 agosto quando il nipote della coppia è stato portato via da casa sua da tre uomini per essere accompagnato al comando provinciale dei carabinieri. Alle 16 Broli era già il suo avvocato, convocato perché era il primo libero quando è stato chiamato il numero verde. Legale d’ufficio, appunto, perché Gatti non aveva ancora avuto il tempo di nominare un suo avvocato. Ma Broli è rimasto: il suo cliente temporaneo l’ha scelto come legale di fiducia dopo l’ordinanza del gip che ha tenuto in carcere l’uomo sospettato d’essere il killer.
A Brescia Broli non è molto conosciuto. È giovane e non ha mai affrontato un caso importante. Adesso che è nel pieno delle indagini, dicono che sia bravo. Si è laureato nel ’91 a Parma e dal ’97 è iscritto all’Albo degli avvocati. Prima s’è buttato sul ramo civile, poi ha scelto il penale. Il legale s’è trovato catapultato in una realtà diversa dal solito e con una controparte fatta di magistrati esperti. Ha fatto il possibile: «Attendiamo fatti certi». Poi quando i fatti sono arrivati ha replicato: «La posizione del mio assistito non si è aggravata». La Procura ha parlato delle tracce di sangue: «Io non ne ho vista nessuna». Anche con le testimonianze lo stesso discorso: «Gatti mi ha detto che lui non è mai stato in quei luoghi».

Poi quando la Procura s’è fatta incalzante, Broli l’ha attaccata: «Una sentenza già scritta, le piste di solito non si escludono a priori».

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