Legali solo il 30% delle scommesse «Colpiremo duro»

Il dato più sorprendente arriva dalla Fifa secondo i cui studi solo il 30% delle scommesse sportive nel mondo transita dalla rete legale. Il resto imboccherebbe altri canali, più o meno paralleli o illegali. In Italia significherebbe che, a fronte di una raccolta ufficiale di circa 4 miliardi, ci sarebbe un ulteriore movimento di 8 che sfugge all’Amministrazione dello Stato con ovvie ripercussioni sul sistema concessorio e sull’imposta fiscale. Ma la stima appare eccessiva nonostante l’evidenza di una rete parallela che, per certi versi, ha trovato conforto nella sentenza emessa recentemente dalla Corte di Giustizia Europea. Il calcio continua a farla da padrone, ma non più con i valori di qualche tempo fa: si è passati dal 91,7% del totale nel 2010 all’89,1% del 2011 per scendere all’86,7% del gennaio 2012.
I numeri danno ragione a Ronald Noble, segretario generale dell’Interpol che ha partecipato al seminario sulla legalità nello sport tenutosi ieri a Roma presso la Scuola superiore di Polizia: «È sempre più diffusa la percezione che il calcio sia corrotto, cosi dobbiamo lavorare duramente per aumentare la prevenzione fra gli addetti ai lavori e migliorare i metodi per contrastare il fenomeno. L’Italia è all’avanguardia e un esempio straordinario arriva da Simone Farina, che ha rifiutato 200mila euro per truccare una partita, ma ha anche denunciato. Ci auguriamo che diventi un modello per tutti i calciatori». Noble ha consegnato una medaglia al presidente Figc Abete per il giocatore del Gubbio.
Il presidente dell’Interpol, Bon Haui Khoo, ha sottolineato la presenza massiccia della criminalità organizzata con forti radicamenti in Asia «come sta venendo a galla dalle indagini condotte dalle vostre procure». E allora, cosa si può fare a breve? Per Giancarlo Abete, bisogna lavorare a fondo sulla professionalità e sulla formazione dei tesserati per tenere lontani i rischi: «Lo sport in Europa rappresenta il 3,7% del Pil, naturale che faccia gola ai malavitosi». Dunque, il primo obiettivo è punire severamente i colpevoli e limitare le aree di rischio che spesso si specchiano nei club in gravi difficoltà finanziarie. Di qui il no fermo all’amnistia. Su questo punto il capo della Polizia, Antonio Manganelli, è chiaro: «Siamo pronti a colpire duro. Le indagini stanno avendo sviluppi significativi e si stanno proiettando sempre più verso l’estero». Secondo il segretario generale del Coni, Raffaele Pagnozzi, è auspicabile «aprire un dibattito con le società di scommesse per creare un fondo comune che contrasti l’illegalità».

Pagnozzi ha ricordato il divieto di scommesse durante i Giochi per atleti, staff tecnici e medici azzurri e i loro parenti, oltre che quello di fornire informazioni sul proprio stato di salute o su quello di colleghi. Per chi sgarra, maximulta da 100.000 euro.

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