Legge Biagi, pressing dei comunisti. Epifani: corteo anche contro di noi

La Cgil avanza sospetti sulla manifestazione del 20 ottobre. Prc e Pdci: l'accordo sul lavoro va modificato

Legge Biagi, pressing dei comunisti. Epifani: corteo anche contro di noi

Roma - «Vigilerò sull’assorbimento del protocollo del welfare nella prossima legge finanziaria». Il ministro del Lavoro Cesare Damiano ha cercato di rassicurare la platea del workshop Ambrosetti, formata per lo più da imprenditori. Ma le sue parole, spese a margine del tradizionale incontro di Cernobbio, sono la conferma che il braccio di ferro dentro il governo tra chi vorrebbe blindare l’accordo e chi invece punta a introdurre modifiche alle misure su pensioni, welfare e lavoro, è ancora in corso.

Per lasciare intatto il protollo, e quindi per legare il provvedimento che lo recepirà alla Finanziaria 2008, sono sicuramente le parti sociali, anche se con accenti diversi. Confindustria e Cisl e Uil, sono state fin dall’inizio per un provvedimento unico che recepisca tutte le parti dell’accordo e le assicuri attraverso il voto di fiducia. Anche la Cgil, che si appresta a sostenere il Protocollo al referendum tra i lavoratori, non vuole modifiche ispirate dai partiti della sinistra radicale. Sono soprattutto Prc e Pdci a spingere per un provvedimento a parte, in particolare nella parte che riguarda il lavoro, con l’obiettivo di far passare norme più rigide sui contratti a termine e sulle forme contrattuali della riforma Biagi. Più difficili cambiamenti alla parte che riguarda la previdenza.

L’accordo prevede il superamento dello scalone previdenziale della riforma Maroni (età pensionabile da da 57 a 60 anni dal 2008) con un sistema misto scalini-quote e se venisse bloccato entrerebbe in vigore il sistema varato dal centrodestra. In questa partita il ministro Damiano è dalla parte dei sindacati e di viale dell’Astronomia. Ma le parole pronunciate a Cernobbio fanno pensare che il ministero di via Veneto non veda di buon occhio nemmeno un decreto, cioè un provvedimento unico, ma scollegato dalla finanziaria. «Il protocollo del 23 luglio deve essere interamente recepito in finanziaria entro il 31 dicembre». Il rischo, ha ribadito il ministro, è che dal primo gennaio scatti lo scalone. A questo punto è solo una questione tecnica, assicurano dal dicastero. Come dire che ormai la volontà politica di non cambiare l’intesa c’è.

Tanto più che adesso la segreteria della Cgil, che l’aveva sottoscritta «con riserva», la sta sostenendo con convinzione nei posti di lavoro. Ieri il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani alla festa nazionale dell’Unità di Bologna ha fatto capire che non c’è spazio per cambiamenti: «Abbiamo fatto il massimo possibile. Sfido coloro che parlano male dell’accordo a fare meglio di noi».

Il sindacato della sinistra sospetta ormai che la manifestazione del 20 ottobre contro il Protocollo, ora che tra le varie anime della maggioranza si sta arrivando a un accordo, abbia come obiettivo quello di indebolire Cgil, Cisl e Uil. «Mi viene anche il sospetto che si voglia mettere da parte il governo e indicare come indiziati dell’accordo proprio Cgil, Cisl e Uil».

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