«Non mi sento per niente un eroe: rifarei tutto come ho fatto quella sera. Adesso vorrei solo vedere un sorriso sul volto di quella povera ragazza». A parlare telefonicamente con lAnsa è uno dei due «angeli» della studentessa africana, luomo che, insieme ad un amico, ha assistito giovedì sera allaggressione. «Spero di poterla incontrare sorridente e in tranquillità», ha detto ancora luomo, meccanico di 53 anni, che ieri mattina ha tentato invano di entrare nellospedale dove la studentessa è ricoverata. «Ho voglia di rivederla bene, non come lho vista quella sera - ha detto ancora -. Sono contento di aver fatto una cosa bella ma non voglio essere ringraziato». Luomo ha raccontato che si è trattato di una «pura coincidenza: passavamo di lì per caso quando io e il mio amico abbiamo visto una donna in mutandine e reggiseno. Non ho realizzato subito. Poi mi sono accorto che cera un uomo che con un braccio copriva la bocca della ragazza. Allinizio abbiamo avuto paura e siamo saliti in macchina, ma quando ci siamo resi conto della gravità di quanto stava accadendo abbiamo avvisato i carabinieri che con una pattuglia transitavano nelle vicinanze. Siamo ritornati sul posto con i militari e abbiamo trovato la ragazza, con un taglio profondo alladdome. Abbiamo visto che un uomo scappava ma è stato bloccato dai carabinieri».
Luomo ha poi detto di aver tenuto tra le sue braccia la ragazza e di averla coperta con una giacca aspettando i soccorsi. «Ho ancora i brividi - ha aggiunto laltro soccorritore, un tecnico di computer di 31 anni - se penso alla faccia dellaggressore. Non sono un angelo, anche se penso che tanta gente per la paura sarebbe scappata».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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