«Lei non sa chi sono io» Arrestato Maradona

Marcello Di Dio

Nella sua vita fatta di successi e di eccessi, mancava solo questo: un arresto per danni e resistenza a pubblico ufficiale in aeroporto, dopo aver preteso di salire su un volo pur essendo giunto in ritardo nello scalo brasiliano. Nel giro di poche ore, Diego Armando Maradona è riuscito a «risporcare» la sua immagine: la sera prima aveva mandato in estasi i tremila spettatori accorsi allo «Zico Center» di Rio de Janeiro per la partita amichevole organizzata per aiutare i bambini bisognosi. Poi il fattaccio, avvenuto nell’aeroporto «Jobin» della città carioca. Maradona giunge in ritardo per il volo diretto a Buenos Aires e pretende ugualmente di essere autorizzato a imbarcarsi. Della serie «Lei non sa chi sono io». Ricevuto un netto rifiuto, l’ex campione argentino inizia a dare in escandescenze e provoca danni alla sala vip dell’aeroporto. Maradona viene fermato dagli agenti in servizio e trasferito negli uffici dell’istituto di medicina legale per sottoporlo a un test di alcolemia. La sua reazione aveva fatto venire il sospetto che Dieguito fosse ubriaco, la tv Bandeirantes aveva mostrato foto dell’argentino che poco prima del fermo si trovava in una discoteca della spiaggia Barra da Tijuca. E, come riportato dal quotidiano Estado de Sao Paulo, appena uscito dal campo di Rio mercoledì sera dopo aver giocato 68 minuti, era rimasto seduto senza fiato per un’ora negli spogliatoi prima di chiedere un sigaro ai suoi collaboratori.
Con altri quattro connazionali, Maradona rimane in stato di fermo per 4 ore, poi viene liberato e autorizzato a rientrare in Argentina, non prima di aver pagato un oneroso risarcimento danni. «Diego non ci ha visto più e per cinque lunghissimi minuti è esploso quando i poliziotti gli hanno puntato contro un’arma», ha raccontato Alejandro Mancuso, ex calciatore che ora svolge un ruolo di amico-manager e che si trovava con lui nel terminal. «Quando abbiamo chiesto agli impiegati della linea aerea di spiegarci il motivo per cui non ci potevano imbarcare - le parole di Mancuso ad una radio di Buenos Aires - per tutta risposta hanno chiamato la polizia. Ma nell’ufficio emigrazione siamo stati trattati bene». L’episodio di Rio è l’ultimo di una serie infinita che riguardano il Pibe de Oro. Da quando si è ritirato dai campi di calcio Diego è stato piagato da problemi con il Fisco, dalla grana di un secondo figlio non riconosciuto (e di recente ha allontanato da sé il primo, Diego junior). Ma anche da problemi di salute, tra la dipendenza da cocaina, l’abuso di alcol e l’obesità. Vari ricoveri hanno evitato il peggio e solo l’applicazione di un by-pass gastrico gli ha permesso di perdere l’enorme sovrappeso (53 chili) che metteva a repentaglio la sua vita. Ultimamente ha fatto numerose apparizioni in tv e si è inventato ballerino in una trasmissione della Rai; in più il 27 aprile scorso è stato nominato ds del Boca Juniors, neo campione d’Argentina.


«Per me Diego è un esempio - ha detto Zico, in campo con lui a Rio l’altra sera -. È andato vicinissimo alla morte, è riuscito però a riprendersi e a dare una svolta alla sua vita». Ma non a cancellare gli eccessi. Propri del personaggio.

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