Lele Mora, il pigmalione aveva tutti ai suoi piedi e ora è finito in cella

Le manette sono scattate per bancarotta fraudolenta. Secondo la Procura c'era il rischio di fuga in Svizzera, dove si sospetta abbia nascosto un tesoretto da 8,5 milioni 

Lele Mora, il pigmalione 
aveva tutti ai suoi piedi 
e ora è finito in cella

Si è costruito, abilmente, tut­to da solo, una giostra. Che ha sempre girato e fatto girare a rit­mo frenetico. Frullando in quel ritmo: successi e gossip, flop e de­nunce, veri e presunti amori, ete­ro e omo, calciatori, starlette, poli­tici guai vari, giudiziari compresi. Ma, forse, questa volta, il tempo di chiarire o di scontare, da que­sta sua giostra dovrà scendere. Dario Mora, detto Lele, nato in quel di Bagnolo di Po, il 31 marzo 1955 esordisce tra messinpieghe e colpi di sole come parrucchiere («ma ero in società- tiene sempre a precisare- e io non ho mai taglia­to i capelli, né fatto shampoo») . Si avventura come cuoco anche a Pedavena dopo la scuola alber­ghiera frequentata ad Adria e do­ve conoscerà la sua futura moglie («In sei mesi io e Maria Giovanna ci siamo innamorati e siamo ri­masti sposati otto anni. Sono nati due figli meravigliosi. Ci siamo sposati in chiesa. Io ero vestito in rosso, anzi in bordeaux»). Dopo i colpi di sole e i salti di risotto, passa ai colpi di fortuna e tenta già il lavoro di talent scout e manager nel 1978 con un tipino come Loredana Bertè. Ma in real­tà il suo primo incarico è quello di road manager, cioè l'autista che accompagna e va a prendere i vip. Accadde con la Nannini, Pat­ty Pravo. Nascono le prime reti commerciali e lui , tuttofare con la faccia tosta, porta in tv Paolo Rossi, Gullit, Van Basten. Solo che c'è un primo intoppo: viene accusato di aver fornito la cocai­na ai vip. Un'istruttoria di 20 gior­ni dopodichè si fa tre mesi di car­cere a Verona («È stata un'espe­rienza terribile. Mi piaceva fare il cuoco quindi facevo da mangiare per i miei dodici compagni di cel­la. Aspettavo con angoscia lo squillo del telefono sperando che le guardie mi liberassero»). Le co­se per lui cominciano ad andare così bene che nel 2000 apre a Mi­lano la LM Managements. Poliedrico ( manager sportivo e scopritore di promesse nello spettacolo e nel mondo musica­le) organizza eventi aziendali, di­venendo lui stesso showman ed uomo immagine. Qualche nome pescato dal mazzo delle carte che ha mescolato e si è giocato più o meno bene in questi anni: Simo­na Ventura, Maria Teresa Ruta, Christian De Sica, Aida Yespica, Remo Girone, Sabrina Ferilli, e persino l'ex-Presidente della Ca­mera Irene Pivetti. Nel 2008 si butta in un'altra am­biziosa avventura che battezza: «Lele Mora House» prestando il nome ad un famoso locale di De­senzano del Garda. Il locale ha tal­mente successo, ospitando star internazionali del calibro di Paris Hilton che, sul lago e non solo sul lago, sono in molti a volerne la fi­ne. Tanto che qualcuno decide di darlo alle fiamme . Nel 2000 nuo­vo guasto alla giostra: Lele-Dario viene condannato dal fisco per evasione fiscale di 5 miliardi di li­re e i guai giudiziari si rinnoveran­no per lui il 12 Marzo 2007 quan­do gli viene notificato, dal pm di Potenza Henry John Woodcock, il divieto d'espatrio in base a inter­cettazioni telefoniche nell'ambi­to della indagine «Vallettopoli». Meno di un anno dopo viene pro­­sciolto dalle accuse, anche quel­le riguardanti le presunte estor­sioni effettuate dal fotografo Fa­brizio Corona. Ma nel Febbraio del 2008 proprio quando sta lan­ciando la sua «Lele Mora House» viene nuovamente condannato per evasione fiscale per 5,6 milio­ni di euro. Lui fa dichiarazioni all' Ansa per difendere strenuamen­te la deducibilità di certi costi che alla Finanza non convincono ma poi punta su un altro scoop. O me­glio fa outing quando il 27 Settem­bre dell'anno passato, folgorato (lui che voleva addirittura farsi prete da ragazzo) sulla via del pentimento, confessa: «Ho avuto una relazione con Fabrizio Coro­na, ho speso per lui circa 2 milio­ni di euro nel periodo 2004-2006. I soldi provenivano da fatture fal­se. Gli ho comprato otto autovet­ture a p­artire da una Audi cabrio­let per arrivare alla Bentley Conti­nental. Anche l'appartamento di via De Cristoforis a Milano gliel' ho comprato io, o meglio ho rifor­nito Corona di circa 1 milione 500mila euro in contanti che do­veva utilizzare per l'acquisto dell' appartamento». Più che outing è quasi un fuori strada e, per uno che come suoneria del telefoni­no ha «Faccetta nera», non è pro­prio il massimo. Oltre a lui dera­glia anche la sua società e il Tribu­nale di Milano emette sentenza di fallimento a suo carico in data 11 Aprile 2011. Il resto è storia re­centissima. Nell'Ottobre 2010, in­sieme con Emilio Fede è coinvol­to nello scandalo Ruby. Secondo le accuse sarebbero stati proprio i due a presentare la giovane al Presidente Berlusconi tanto che nel Gennaio scorso la Procura de­cide di contestargli il favoreggia­mento alla prostituzione.

Ma lui, adesso che vive un po' più in po­vertà, non si dà per vinto («I miei genitori, Arno e Almerina, oggi novantenni, sono nati contadini. Persone umili che ci hanno sfa­mato con il lavoro nella terra»). Passata la tempesta vorrà dire che aspetterà l' «Acqua futura». Come il titolo del cd che produs­se per Luisa Corna.

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