Milano - Anno nuovo, idea nuova. A parole, Leonardo, che passa per un rivoluzionario del calcio antico italiano, confessa di essere pronto a cambiare disegno tattico e a mettere in un cassetto il famoso 4-2-fantasia. Contro il Palermo cominciò a fare acqua da tutte le parti, contro la Fiorentina la neve rinviò la verifica. «Non sono affezionato allo schema, non ho mai pensato che sarebbe durato tutta la vita. Se ci sono altre strade, attraverso cui raggiungere felicità e risultati, sono pronto a percorrerle» è la sua dichiarazione. Vedere per credere, è il caso di aggiungere.
La vera novità col Genoa è rappresentata dall’assenza, scontata, di Clarence Seedorf, ai box per una ferita muscolare. Gli accertamenti clinici hanno segnalato una lacerazione consistente: occorrono almeno due settimane di tempo per recuperare l’olandese senza esporlo a rischi, inutili, di pericolose ricadute. Cambiare, dunque, più che un vezzo è una necessità. E in mancanza di Seedorf, ispiratore del trio d’attacco, bisogna modificare il disegno tattico. Magari col trio classico di centrocampo (Beckham-Pirlo-Ambrosini,) oppure con l’inglese dirottato al centro se, a causa dell’affaticamento, Pirlo (rimasto ieri pomeriggio al riparo da un significativo test, lo farà questa mattina a Milanello) dovesse fermarsi per precauzione. In ogni caso via libera all’inglese, trovato da Leonardo «in forma e molto motivato», pronto a giocare in qualsiasi ruolo «tranne che terzino o in porta». Se Pirlo recupera, ed è possibile, in panchina si ferma Gattuso.
La vera idea nuova è quella del turn-over scientifico. «Io vorrei utilizzarli tutti» la seconda dichiarazione d’intenti firmata Leonardo. Anche qui siamo alla semplice teoria. Per passare alla pratica, occorre seguire le prossime scelte e in particolare l’allestimento della formazione contro il Novara (coppa Italia, mercoledì 13 gennaio, tra una settimana). «Bisogna essere bravi nell’azzeccare il momento giusto dei cambi perché il mio compito non è quello di farli giocare tutti, ma di vincere le partite» la precisazione che ha il sapore di un predicozzo rivolto allo spogliatoio. Anche qui, dunque, al momento basta l’idea. Sul portiere titolare, c’è un orientamento chiaro e trasparente: gioca sempre Dida per ora, Abbiati aspetta e spera.
«La gerarchia è cambiata rispetto a sei mesi fa ma so anche che prima o poi Abbiati dovrà tornare, lui lo sa, gli ho parlato, è tutt’altro che insoddisfatto» il piano chiarito in ogni dettaglio.
Con Abbiati scalpitano gli altri finiti dietro le quinte, Gattuso, Kaladze, Huntelaar, Inzaghi, Jankulovski. Devono solo aspettare per capire. Con 8 partite in 25 giorni, o c’è spazio per tutti, oppure il Milan va contro gli scogli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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