nostro inviato a Milanello
Chissà se è merito del successo politico-sportivo di Rio de Janeiro, la sua patria, «che festa a Copacabana, sembrava che avesse fatto gol il Milan!», o delle garanzie ripetute da Galliani in pubblico e in privato («nessun rischio a Bergamo») o infine della telefonata di sostegno di Silvio Berlusconi, «Mi è sempre stato molto vicino, nel bene e nel male». Di sicuro Leonardo ieri pomeriggio a Milanello si è presentato con unaltra faccia rispetto a quella da retrocessione filmata dopo lo sconforto con lo Zurigo, con un altro umore e soprattutto con un altro spirito. Ha cominciato a ruggire, come forse deve fare un condottiero circondato da problemi e risultati deludenti, appena vengono messe in discussione le sue stesse virtù. «Non ho mai pensato a dimettermi, io non mollo e vado avanti» una delle sue frasi più apprezzate anche dallo staff dirigenziale del Milan e non solo perchè ha fatto piazza pulita di una notizia fasulla. Non ha mai pensato di arrendersi Leonardo. E qui non centra il suo tratto di convinto aziendalista. «È molto difficile che finisca male questavventura» sostiene deciso il milanista: ci vuole molta fede per pensare di risolvere in poche ore il deficit di gol, di gioco e di condizione fisica che il suo Milan si trascina dietro da Livorno.
Ha respinto, con parole ferme, tutti gli spifferi che arrivano dallo spogliatoio. Per esempio laccusa di provare poco il giorno prima lo schieramento da mandare in campo. «So da dove arriva la storiella, non è vera, anzi sono troppi gli allenamenti tattici» è la sua replica che fa capire un po di cose. Il controspionaggio rossonero gli ha fatto nome e cognome del probabile cospiratore nei confronti del quale però non si registra rancore. Stessa convinzione in materia di condizione fisica. «Il gol dello Zurigo ci ha ammazzato» la sua analisi impreziosita da una riflessione, «nella seconda parte la squadra corre sempre di più». «La squadra mi segue, il problema vero sono i meccanismi di gioco» obietta lui. Sarà.
Ma nel frattempo, lo zero spaccato in fatto di gol segnati collezionato con Livorno, Bari e in Champions ha prodotto una novità di rilievo. Leonardo ha deciso di cambiare registro tattico e di puntare sul 4-4-2 per allacciarsi le cinture di sicurezza. «Dobbiamo coprire meglio il campo senza snaturare i giocatori» è la sua consegna al gruppo storico. Altro dettaglio: è bene legare Abate al destino di difensore laterale senza cambiargli continuamente posto. A Bergamo toccherà a Ronaldinho, scoperto in lieve ripresa nella sfida di mercoledì notte.
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