Leonardo striglia Ronaldinho «Non vedo il fuoco, voglio molto di più»

nostro inviato a Milanello

Un altro, al suo posto, marcerebbe petto in fuori per la metropoli lombarda. Un altro, magari sempre di lingua portoghese, svelerebbe misteriosi meriti nelle tre-rimonte-tre del Milan, una specie di andata e ritorno dall’inferno con vista sulla zona Champions. E invece questa adorabile persona che è Leonardo non fa niente per accreditarsi come apprendista stregone della panchina e confessa sincero, senza fare professione eccessiva di modestia: «La squadra è nelle mani dei giocatori, io posso dare qualche idea, posso suggerire loro la posizione da tenere in campo». Ecco la qualità sopraffina dell’uomo, forse può diventarla domani anche dell’apprendista tecnico che continua ad ascoltare al telefono le impressioni di Maldini («Paolo mi è molto vicino») e lavora a stretto contatto con Mauro Tassotti, da tutti considerato il suo suggeritore prezioso oltre che il collaboratore più influente. Perciò gli viene facile suggerire di ricacciare indietro ogni cenno pericoloso di euforia per far posto alla consapevolezza. «Quando stai bene c’è il rischio di scivolare sulla buccia di banana» ricorda lui. E non fa niente se gli ricordano che il Milan non vince a Napoli da tempo immemorabile, dal gennaio del ’98, 2-1, gol di Ganz e Leonardo, («me lo ricordo perfettamente, l’assist fu di Boban, c’era Capello in panchina») perché non è il tipo da invocare macumbe per scacciare via i fantasmi di una striscia negativa. Anzi, manda a dire a Berlusconi, sensibile al batticuore, che «non rinuncerebbe neanche a una delle emozioni provate in queste tre ultime partite».
Un altro al suo posto salirebbe in cattedra, prenderebbe carta e penna per illustrare questo 4-3-3 inatteso, maturato strada facendo, che sta moltiplicando le sicurezze dopo aver ingigantito i difetti, senza avere a disposizione il meglio del gruppo, ne mancano tanti di infortunati (Abbiati e Storari i due portieri, Bonera e Jankulovski i difensori, Gattuso e Di Gennaro i centrocampisti). E invece Leonardo coglie l’occasione per reclamare da Ronaldinho, il più atteso, un salto di qualità, a chiedergli di «dare di più, molto di più - è l’espressione utilizzata - per passare da ottimo a eccellente». C’è una frase che sintetizza le aspettative del Milan e dello stesso Leonardo: «Ronaldinho deve mettere il fuoco».

In attesa che bruci il talento del Gaucho, meglio ricordare a tutti che la storia dei primi tempi cominciati al piccolo passo è vera ma fino a un certo punto e che «col Napoli gasato di Mazzarri» è meglio prepararsi a giocare a scacchi. Anche perché tornano tre reduci di Madrid, Zambrotta, Ambrosini e Inzaghi rimasti a rifiatare in quel di Verona più Abate.

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