Leoncavallo per palati forti

Dal 19 al 27 di questo mese, torna all’Opera Pagliacci, dramma in due atti, libretto e musica di Ruggero Leoncavallo. Direzione di Gianluigi Gelmetti, scene e regia di Franco Zeffirelli, costumi di Raimonda Gaetani; interpreti principali Myrtò Papatanasiu (Nedda - Colombina), Stuart Neill (Canio - Pagliaccio) e Seng-Hyoun Ko (Tonio-Taddeo).
Alla presentazione dell’opera si è materializzato il sindaco Alemanno, attuale commissario governativo del teatro, per dire che ciò che si è letto sui giornali in questi giorni riguardo le nomine al vertice dell’ente lirico non ha alcun fondamento. «Finché non avrò incontrato gli altri soci fondatori del teatro e cioè Regione e Provincia, che vedrò domani (oggi, ndr). Prima di allora non ci può essere nessuna nomina. Dopo l'incontro di domani, ed entro una settimana avrete il nome del nuovo sovrintendente».
Alemanno aggiunge: «È mia intenzione rilanciare il teatro, dandogli risorse e strutture adeguate. Intendo portarvi eccellenze mondiali». Alla prima ci saranno ministri di tutta Europa convocati a Roma per un incontro, e forse anche il presidente Barroso. Dopo Alemanno, Franco Zeffirelli - che all’Opera di Roma firma la sua seconda regia di Pagliacci dopo quella, riuscitissima, del 1992 - non ha molta voglia di parlare della sua regia, ma dell’opera in generale e dei suoi problemi sì. «Ho sempre pensato - spiega il regista - che lo Stato dovesse essere mandato via dai teatri, e il modello americano (che si regge sugli sponsor) era lì a dimostrare che era possibile. Ora, in America, a causa della profonda crisi, quel sistema sembra essere fallito. Allora sono forse stato avventato quando ho detto: via lo Stato dai teatri! So per certo che una civiltà non può fare a meno della musica e del teatro, mezzi indispensabili per l’affinamento dello spirito. Occorre perciò trovare un sistema per la loro conservazione».
Lo spettacolo non è quello del ’92, bensì un nuovo allestimento - già rodato ad Atene, al Cremlino e, nei mesi scorsi al Comunale di Firenze - che a parere di Gianluigi Gelmetti, è «senza fronzoli, per nulla oleografico; ma crudo e perfino duro».
Gelmetti, infine, spiega perché non presenta la consueta accoppiata Pagliacci/ Cavalleria rusticana, e la ragione del fantasioso rimpiazzo. «Soltanto Pagliacci - spiega Gelmetti - per ragioni economiche. Ma poi mi sono detto se era possibile far precedere Pagliacci da qualcos’altro. Alcuni studiosi di Leoncavallo e Mascagni mi hanno ricordato che Mascagni dirigeva spesso Pagliacci, perché quell’opera gli piaceva , mentre l’accoppiata con la sua Cavalleria non gli è mai piaciuta; e perciò non l’ha mai fatta.

Era solito, invece, far precedere Pagliacci, a mo’ di preludio sinfonico plurimo, da sue musiche: Inno al Sole da Iris; Sinfonia da Le Maschere e Intermezzo da Cavalleria rusticana. La qual cosa farò anch’io».
Appuntamento dal 19 maggio all’Opera.Info: 06.481601

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