L'era "geologica" che non cambia mai

Quattro gocce d’acqua, dice il geologo, e l’Italia è subito nel caos. Sono più di quattro gocce, ma fa lo stesso. Ci ritroviamo con l’acqua che arriva al primo piano delle città, con le pensionate che mostrano alle telecamere la cucina irrecuperabile, con i giovanotti stivalati che spazzano il fango dai box, con i negozianti che piangono sull’attività rovinata, con gli assessori che invocano lo stato di calamità, con Bertolaso che salta da un angolo all’altro della penisola per ascoltare e dire sempre le stesse cose. Fossero solo autostrade chiuse e muri sbrecciati, pazienza. Ma purtroppo abbiamo anche i caduti. A ritmo impressionante. Lutto e dolore da Messina a Vicenza, passando per Massa Carrara, dove la storia della mamma ritrovata abbracciata al suo bimbo strappa lacrime e commozione. E’ l’Italia unita dalla sua geologia svilita e offesa. Ogni volta, i tecnici più seri spiegano con semplicità disarmante la radice del problema: costruiamo troppo e male, senza criterio e senza controlli. Lo intuisce chiunque: prima l’acqua trovava superfici di terra e pascolo pronte ad assorbirla, adesso catrame e cemento fanno da scivolo e moltiplicatore di velocità. Ogni volta, la gente accusa: l’avevamo segnalato, questa zona è pericolosa, ma nessuno ha fatto niente. Ogni volta, sul banco degli imputati finiscono gli amministratori locali, sindaci e assessori troppo spesso geometri e impresari, che hanno in testa soltanto il facile business dell’edilizia selvaggia. Ogni volta, quando arrivano le elezioni, gli stessi cittadini rimasti senza tetto e magari senza qualche famigliare, immancabilmente rivotano gli stessi geometri e gli stessi impresari. Ogni volta, questi diventano sindaci e assessori, prontissimi a firmare nuove concessioni e nuove – arditissime – modifiche ai piani regolatori. Ogni volta, al primo temporale di stagione, loro incolpano il surriscaldamento atmosferico, ma ogni volta il geologo avverte: bastano quattro gocce e l’Italia finisce nel caos. Ogni volta, piangiamo un nuovo morto… E’ questo il circolo virtuoso chiamato Italia.

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