Lettera di un fumatore: «Noi, ghettizzati e ora pure turlupinati»

Caro direttore,
sì, lo so, sono un reprobo, un fumatore. Se si va avanti di questo passo politicamente corretto, verrà il giorno in cui noi fumatori superstiti saremo obbligati a girare con in mano un campanellino come i lebbrosi. Pazienza quando aumentano alla chetichella la mia marca Superfiltro di 10 cent per volta. È giusto che i vizi si paghino, ma in barba alla par condicio non tutti i vizi sono fiscalmente uguali. Ma che ultimamente abbiano ridotto il diametro delle mie sigarette, questa poi no! Parlo a ragion veduta, perché da sempre fumavo col bocchino. Mentre fino a qualche tempo fa le sigarette stavano salde nel bocchino, adesso ballano. Ostracizzati e ghettizzati, pazienza, ma turlupinati no! Per la precisione: ho 84 anni, da 65 fumo, ma le uniche malattie delle mia vita sono state il morbillo da ragazzo e una pleurite da giovane. Se per caso incontrasse i professori Sirchia e Veronesi, per favore, me li saluti.
Io non fumo, caro Morelli. Non ho mai fumato. Trovo che ci siano modi assai migliori per buttare via denaro e salute: piuttosto che una sigaretta meglio un’indigestione di bolliti misti con abbondanti dosi di salse piccanti e barbera. Ma è questione di gusti, appunto. Come non fumatore sono piuttosto tollerante. Anzi, molto tollerante. Per anni il mio ufficio è stato il rifugio di tutti i colleghi con sigaretta in mano, che sapevano di trovare sempre da me un portacenere e una zona franca per sfuggire l’orrida condanna delle salette fumatori. Ma lei le ha mai viste? Sono piccoli sgabuzzini, ricavati in anfratti squallidi, dove i condannati della sigaretta ciondolano con lo sguardo mesto degli appestati, indecisi se sentirsi più in colpa per il vizio o per il fatto che appena usciti i colleghi li bolleranno come fannulloni... Perché trattarli così? Fumare fa male, d’accordo. Ma trovo che sia insopportabile uno Stato che vuole farci «stare bene» a tutti i costi: mi fa venire l’orticaria il ministero della Salute che prescrive per decreto quanta frutta dobbiamo mangiare ogni giorno, mi irrita la giornata mondiale che l’Onu proclama ogni anno per insegnarci che cosa ingurgitare, mi infastidisce la campagna dell’Europa per stare in forma a tavola. La sola idea (più volte avanzata) di introdurre una tassa sul grasso mi ripugna. Che ci volete fare? Siamo fatti così, fedeli al vecchio motto liberista che diceva: se qualcuno viene a casa tua per farti del bene scappa dalla finestra. Qualche tempo fa un ministro della Salute s’inventò persino il decreto «taglia porzioni». Ci manca solo il decreto che ci dice di masticare con pazienza e un altro che prescrive l’obbligo della canottiera e poi saremmo a posto... Questa intifada del benessere coercitivo, questa variante salutista della sharia mi fa orrore. Dicono: ma chi fuma o chi mangia troppo mette a rischio la vita e dunque potrebbe costare di più alla sanità. D’accordo. Ma anche chi fa paracadutismo alla domenica anziché guardare la De Filippi in tv rischia la vita e potrebbe costare di più alla sanità: allora vogliamo proibire il paracadutismo per legge? Anche chi va in moto rischia la vita e potrebbe costare di più alla sanità rispetto a chi va sta seduto sul sofà: vogliamo contingentare l’uso della Suzuki? Suvvia, lasciateci liberi di «star bene» a modo nostro. E magari anche di «star male», se lo desideriamo. A proposito: complimenti per i suoi 84 anni.

E, soprattutto, complimenti al morbillo: non dev’essere stato facile metterla ko.

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