Letteratura: quando è troppo, è troppo...

Letteratura: quando è troppo,  è troppo...

Quando è troppo è troppo, all’Università già cercavano di inculcarmi che il Fermo e Lucia era meglio dei Promessi Sposi, e pensate a quel poveraccio di Manzoni, decenni di scritture e riscritture, e la «ventisettana», e la «quarantana», tutto inutile, in Arno ci si sarebbe buttato lui, altro che risciacquamenti.

È il classico trucchetto per sminuire un grande scrittore e mostrarsi superiori: esaltarne l’inizio, normalizzarlo, ricondurre il genio a quando era alla portata di chi lo legge.

Come Goffredo Fofi con Antonio Moresco: meglio La cipolla di Canti del caos. Ma attenzione, perché Moresco a sua volta si vendica con Beckett: meglio il Beckett che scrisse Il primo amore dell’ultimo, troppo nichilista. Così per Filippo La Porta o Alfonso Berardinelli e in generale tra i critici italiani il migliore romanzo di Aldo Busi è il primo, Seminario sulla gioventù (e per forza, hanno letto solo quello).

Ma Busi stesso stronca Thomas Bernhard, colpevole, nei romanzi successivi al primo, di «mettere la senape sulla senape», ossia di essere diventato troppo Thomas Bernhard. È normale affermare che il Finnegans Wake sia illeggibile, meglio Ulisse, che però fu stroncato da Virginia Woolf, per cui meglio ancora il Ritratto dell’artista da giovane, sottintendendo che è invecchiato male? E pure di Musil: non sarà meglio I turbamenti del giovane Törless rispetto a L’uomo senza qualità, che infatti Delio Cantimori non voleva pubblicare per Einaudi perché troppo «pesante e noioso»?

Ovviamente di Alberto Arbasino sarà meglio il primo Fratelli d’Italia, quello del 1963, gli altri sono troppo lunghi e ricamati, o meglio ancora il più piccolo Le piccole vacanze? Idem David Foster Wallace, non poteva fermarsi a La scopa del sistema? Infinite Jest è troppo infinito, un romanzo da suicidio. Per la cronaca: per Bret Easton Ellis era meglio il primo Wallace, per Wallace era il meglio il primo Ellis. Sappiate che di William Faulkner non va mai citato L’urlo e il furore, si rischia di apparire troppo Trivial Pursuit, i raffinati citano Assalonne!, Assalonne! ma quanto era bello il primissimo La paga del soldato, semplice semplice, senza giri di frase e quegli avanti e indietro di dieci pagine dove non sai più chi pensa cosa.

E per carità, lasciamo perdere Marcel Proust e quel tempo perduto che non arriva mai, di regola ci si ferma sempre a Un amore di Swann già lamentandosi del Narratore che ci mette trenta pagine prima di alzarsi dal letto, e comunque poteva farla sicuramente più breve, e forse non era già detto tutto nel Jean Santeuil?

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