I loro padri le hanno accusate di stregoneria. Torturate. Violentate. Picchiate. Dopo un lungo e profondo percorso religioso, Riziki Bagisha e Esta-Mugisho sono riuscite a perdonare i propri carnefici. Ecco le loro lettere.
Riziki, 8 anni, scrive a suo padre "A Voi mio caro padre. Prima di tutto Vi dico buon giorno! Quali sono le novità? Io sto abbastanza bene malgrado le cure. Papà, io vi voglio scrivere questa lettera perché nel frattempo io sono diventata una persona grande. Chiedo sinceramente perdono; io vorrei sapere perché mi avete messo contro i miei fratelli di fronte alla nostra madre morta.. Io vorrei sapere perché mi nascondete tante cose, dove sono i nostri nonni materni? Come tutte le persone, io vorrei sapere dove sono le mie sorelle da parte della mia compianta madre. Questo è nel mio diritto. Papà, non crediate che io sia ancora ignorante, o una bestia come pensavate che fossi, io sono cresciuta. Siate consapevole del fatto che potrò essere reinserita a luglio in famiglia, e voi avete l'incarico di accudirmi ed accogliermi. Come mi raccoglierete se non mi avrete ancora detto dove sono tutti i famigliari di mia madre? A tutti coloro a cui ho fatto del male vogliate perdonarmi ed io vi perdonerò per tutto ciò che voi avete fatto a me. Grazie e che Dio vi benedica. Vostra figlia RIZIKI BAGISHA".
Esta-Mugisho Rita scrive alla sua famiglia "Che la data di oggi possa essere un ricordo per tutto il mondo delle famiglie. Che Dio benedica tutti voi. Nella grazia di Dio, Vi dico buon giorno e per la stessa grazia approfitto di questa occasione per domandare a Voi 'perdono' per le menzogne che ho inventato, soprattutto nei confronti della matrigna Da Fatuma. Io domando ancora perdono a mio zio paterno Satu anche perdono a mio zio Alain, perché io non so ciò che ho fatto a lui. E a tutti Voi membri della famiglia, io domando perdono, io ho mentito per Voi.
NB. Se io scrivo questa lettera è perché penso che Voi mi abbiate abbandonata, mi dispiace, mi sento come qualcuno che non appartiene alla famiglia, anche se sono una figlia di questa famiglia come le altre. Che Dio Vi perdoni tutti: io non cesso di pregare per Voi tutti, anche se mi avete vestito con il nome di 'strega', che il Signore Vi perdoni tutti. Spesso mi ammalo, mi ammalo molto, ma riesco a guarire; se non mi sbaglio, io so che la famiglia mi ha rinnegato ma io sono innocente, scegliendo per me una vita di sofferenze indescrivibili, vita di disgrazie. Vogliate tutti perdonarmi perché un giorno il Signore ci domanderà a tutti di questa nostra vita. Io mi auguro che nel ricevere e dalla lettura di questa mia lettera Voi potrete perdonarmi. Così come io chiedo perdono a Dio. Che il Signore Dio, Vi protegga e Vi benedica tutticon il Suo amore che entrerà nel nel Vostro cuore ferito, così come ha fatto con il mio. Grazie.
La testimonianza Il fotoreporter Max Peef racconta la sua esperienza diretta nella Repubblica democratica del Congo attraverso la sua macchina fotografica: leggi l'intervista - ascolta il racconto e guarda le fotografie
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