Un one-man-show (anzi: one-woman-show) che è uno spassoso viaggio nell'Italia televisiva (ma non  soltanto) degli anni Settanta, quando l'immaginario di una ragazzina era popolato da Sandra e  Raimondo, da Fonzie e Orzowei, da Loretta Goggi e Topo Gigio. Il titolo è un manifesto  programmatico: A letto dopo Carosello. Lei - la protagonista unica dello spettacolo - è Michela  Andreozzi, attrice che ha nel curriculum tanta fiction, tanto teatro (anche come autrice), tanta  radio (è in onda su Radio 2 tutti i sabati e le domeniche dalle 21 con Brave ragazze in  compagnia di Federica Gentile) e un po' di cinema (è la moglie di Rocco Papaleo in Basilicata  coast to coast, piccolo gioiello della scorsa stagione cinematografica). E che qui sembra  muoversi davvero nella sua acqua, in un succedersi di sketch, canzoni, monologhi, dialoghi con  il pubblico a volte un po' malinconici, più spesso decisamente comici, sempre all'insegna del  «come eravamo» (e un po' anche del «come siamo ridotti»). Una cifra personale e universale allo  stesso tempo che ha fatto dello spettacolo, già in scena la scorsa stagione in alcuni piccoli  teatri romani, un piccolo caso nel circuito teatrale off della capitale.
 A letto dopo Carosello torna da domani (martedì 23 novembre) e fino al 12 dicembre in scena al  teatro Sette di Roma (via Benevento 32, tel. 0644236382, www.teatro7.it) in una versione  rimpolpata e ritoccata che però lascia intatto il meccanismo a orologeria dello spettacolo. Nuovi personaggi pescati dalla vita vissuta della protagonista (che è tra gli autori, con Max  Viola e Giorgio Scarselli) rimpolpano il presepe umano che la Andreozzi compone ripensando a  un'epoca vicina eppure lontanissima: il sogno borghese dell'utilitaria, le feste di carnevale  con le maschere riciclate, la mamma campana inurbata, la zia divorziata (scandalo!), la  negoziante truffaldina, il primo amore fanno parte di una commedia umana personale che si  sovrappone e si fonde con la memoria collettiva che è fatta - più che dai grandi eventi storici  e di cronaca - dalla televisione: dai grandi show del sabato agli sceneggiati, dai telefilm che  si rivolgevano prevalentemente a un pubblico giovanile alle pubblicità. Una televisione, si badi  bene, che è qui citata, ricordata, mitizzata, ma giammai adottata come format. A letto dopo  Carosello, contrariamente a tanto teatro comico dei nostri tempi, è uno spettacolo  specificamente teatrale e non un pezzo di tv capitato casualmente sul palco. E ci sembra già una  non trascurabile nota di merito.
 La Andreozzi gioca con i dialetti, più che imitare cita (Franca Valeri, sua icona personale,  Mina, Gabriella Ferri, Raffaella Carrà), più che recitare racconta. Il risultato è uno  spettacolo coinvolgente e spesso spassoso come quasi non siamo più abituati a vedere, nel quale  il pubblico (soprattutto quello anagraficamente vicino all'attrice, e quindi intorno ai  quaranta; ma anche tutti gli altri) viene irretito nel gioco complice dei riconoscimenti, dei  confronti. Nostalgia, sì, ma non quella nozionistica del semplice ricordo del brandy che crea  un'atmosfera e delle scarpe che tutti i ragazzini sognavano di avere (ma quali Adidas e Nike, le  Mecap!), che pure c'è - ed è un gioco comunque piacevole. Quello che affiora è il ricordo tenero  e tutt'altro che banale di un'epoca in cui eravamo certamente più ingenui, ma con la fortuna di  poter sognare un futuro.
«A letto dopo Carosello», uno spassoso come eravamo tra privato e pubblico
Al teatro Sette di Roma dal 23 novembre al 12 dicembre la seconda stagione dell'«one-woman-show» che vede sul palco Michela Andreozzi e i suoi ricordi personali degli anni Settanta. Quando gli idoli della tv erano come zii e il futuro sembrava radioso...
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