Il destino di Eva Anna Paula Braun, che solo per 40 poche ore divenne Eva Hitler, prima di suicidarsi insieme al dittatore nel Bunker della Cancelleria di Berlino, il 30 aprile 1945, avrebbe potuto essere un altro, se l'incontro con la guida della rivoluzione nazionalsocialista non avesse letteralmente sconvolto la sua esistenza. Eva fa la conoscenza di Hitler appena diciassettenne: si presenta ai suoi occhi come «un signore di mezza età, con due buffi baffetti, vestito di un soprabito inglese dai colori tenui e con un alto cappello di feltro». A questa «ragazza infelice», così la definì l'architetto del regime, Albert Speer, non erano neanche concesse le piccole consolazioni della civetteria femminile. Presentasi nel 1941 con le labbra velate da un filo di rossetto, Eva dovette subire una violentissima sfuriata di Hitler: «L'unico trucco concesso alle donne tedesche - le gridò - deve essere il sangue dei soldati uccisi sui campi di battaglia».
Un destino molto diverso, quindi, da quello immaginato dalla giovane Eva che sognava di divenire una star di Hollywood come dimostra la serie di fotografie recentemente scoperte dal collezionista Reinhard Schulz dove appare una Braun mai vista e immaginata. La compagna di Adolf Hitler in costume da bagno, mentre fuma e beve con i gerarchi nazisti o mentre si rilassa con in cani, perfino uno scatto della donna del Führer con il volto dipinto di nero, nelle vesti dell'attore americano Al Jolson, protagonista del film del 1927 «The Jazz Singer». E ancora una Eva nuda che civetta dietro un ombrello.
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