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L'ex pupilla di Sarkò fa scoppiare la guerra nel centrodestra francese

Rachida Dati, ex ministro della Giustizia ed ex cocca del presidente, attacca Fillon, per un seggio da parlamentare a Parigi. «Discrimina donne e minoranze». L'Ump: va espulsa.

Volano gli stracci nel centrodestra francese. Insulti e minacce al 55 di rue La Boitié, sede dell'Ump, il partito del presidente Sarkozy. Di mezzo - un ritorno in grande stile - c'è sempre lei: Rachida Dati, la donna della discordia, l'ex pupilla di monsieur le président, la più gossipata e la più gossippara politica di Francia, la prima maghrebina ministro della Giustizia, l'ex Guardasigilli tornata al lavoro cinque giorni dopo aver partorito un bimbo di cui non si conosce ancora il nome del padre, finita nella polvere nel 2009, cacciata dal governo ed «esiliata» al Parlamento di Strasburgo dopo l'incontro fatale del presidente con Carla Bruni - sua cara nemica - e dopo i guai regalati al partito per le contestate riforme, il carattere di ferro e l'amore per il lusso e gli abiti firmati che le ha regalato il soprannome di «Miss Dior».
La «self made woman», figlia di un muratore marocchino e di madre algerina, oggi deputato europeo e sindaco del VII arrondissement, ora rischia l'espulsione - pardon, «l'esclusione» - dal partito di governo per una lettera infuocata inviata al quotidiano Le Monde e indirizzata al primo ministro François Fillon, accusato di discriminazione nei confronti delle donne e delle «minoranze», di fare una politica «che sottomette le regole e gli usi alle pressioni dell'ambizione solitaria dei potenti e degli apparati politici», «che non ha mai favorito le donne e che impedisce a ogni elezione l'emergere della diversità», «che non valorizza il lavoro sul campo e gli eletti», «che rifiuta il contatto con la Francia popolare per privilegiare solamente le élite d'apparato». Un attacco al vetriolo. Perché la posta in gioco è alta: Rachida vuole candidarsi alle legislative del 2012 nella seconda circoscrizione di Parigi e tornare così alla politica in Francia. Ma Fillon ha deciso che si candiderà proprio lì, nella stessa area in cui la Dati da tempo fa politica ed è sindaco, soffiandole praticamente il posto. Ecco perché, da vera combattente, «miss Dior» ha preso pubblicamente di mira il premier, accusandolo tra l'altro di essere la negazione del sarkozysmo, chiedendogli «solennemente» di fare un passo indietro, di «rifiutare» le cose facili, «in nome della famiglia politica e dei valori di cui si vanta, perché Parigi e i parigini amano il coraggio». E la sua candidatura sarebbe «un errore, un triste errore». Parole che molti pesi massimi dell'Ump non hanno digerito. Così è partito il contrattacco, altrettanto feroce e un po' più personale: ingrata, arrogante, una «pivella viziata», l'ha definita addirittura Bernard Debré, deputato parigino. Più diplomatico ma altrettanto incisivo il ministro dell'Istruzione superiore e della Ricerca Laurent Wauquiez, secondo l'esclusione dal partito «è una questione posta a Jean François Copé, segretario dell'Ump, anche alla luce delle richieste di molti membri del centrodestra che sperano che il segretario «risolva la questione una volta per tutte».
Madame Dati è donna abituata alle battaglie e per il lei il ritorno alla politica attiva in Francia sarebbe la fine di un incubo. Nel 2009, un anno dopo essere stata candidata al Parlamento europeo - ruolo incompatibile con la sua carica di ministro - fregata da un microfono acceso, la Dati aveva ammesso al telefono: «Non ne posso più», di Strasburgo, ça va sans dire. «Sono obbligata a restare qui perché c'è la stampa e l'elezione di Barroso». Ora invece ci sarebbe la grande occasione. Ma Fillon gliel'ha rubata. «Non è accettabile», la difende l'ex primo ministro ed ex membro dell'Ump Dominique de Villepin, che ha appena annunciato che correrà per l'Eliseo. «La si può capire. Sei in un arrondissement e improvvisamente, toc toc, c'è il primo ministro che sbarca col suo paracadute».
Di mezzo ci sono antichi rancori e correnti di partito, vecchie rivalità tra Fillon, il premier che a fine mandato vuole rifugiarsi nel seggio sicuro parigino, e il segretario del partito Copé. E c'è un altro obiettivo conteso: la poltrona di sindaco di Parigi in ballo nel 2014 a cui aspirano sia Fillon che la Dati.
L'epurazione - pare - alla fine non ci sarà: «Non è una cosa nel nostro stile», ha detto il segretario Copé dopo le polemiche. Dandola vinta - bien sûr - al primo ministro. «è più che normale che aspiri a quel seggio».

Ma c'è da giurare che la combattiva Rachida, tornerà all'attacco, dandogli del filo da torcere.

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