A lezione da don Galli, prete antimafia

Al Sud si chiama omertà, al Nord privacy. Il risultato non cambia: «La mafia e la ’ndrangheta si inseriscono nel territorio nell’indifferenza generale». A parlare non è un magistrato o un politico, ma è un sacerdote, monsignor Carlo Galli, a capo della diocesi di Legnano. È stato lui che in questi mesi ha raccolto le testimonianze, le confessioni di tanti suoi concittadini che dopo gli arresti avvenuti sul territorio lombardo gli hanno confidato «io sapevo, anzi lo sapevamo tutti». È nato così il progetto «vedo, sento... parlo?», una serie di incontri rivolti ai cittadini e agli studenti per far capire a tutti l’importanza di testimoniare. Il primo si è svolto lunedì sera (poche ore dopo gli arresti disposti dal pm Ilda Boccassini).
Nell’auditorium del liceo Galileo, strapieno, c’erano più di 500 persone. Anche studenti che hanno ripreso l’incontro per proiettarlo nelle proprie aule. A parlare della mafia a Milano il capo della squadra mobile di Bologna, Fabio Bernardi che per anni è stato in servizio alla questura milanese. «Mafia, ’ndrangheta e usura sono parole che per decenni sono state attribuite a un’altra Italia - spiega monsignor Galli -. Ora invece sono rimbalzate con forza anche sulle pagine di cronaca della Lombardia». L’azione della magistratura e delle forze dell’ordine ha portato in carcere centinaia di persone con l’accusa di essere affiliate a organizzazioni criminali profondamente radicate nella nostra regione. Legnano e il suo hinterland - secondo quanto emerso dalle inchieste - è al centro di tali fenomeni. Un contesto che pone interrogativi inquietanti, di fronte ai quali si aprono due possibili risposte: scacciarli in un silenzio che rischia di essere omertoso o affrontarli per capire e suscitare una reazione. La Lombardia come la Calabria? «Qui non siamo in Calabria - spiega il prevosto - ma abbiamo sviluppato una coscienza civile fondata sulla paura. Abbiamo paura dell’immigrato che ruba e fingiamo di non vedere delitti molto più gravi. La gente vede e sa, ma non denuncia, spesso non per paura, ma per indifferenza, per una sorta di ritrosia a esporsi. Invece no, bisogna avere il coraggio di esporsi, la parola deve diventare uno strumento di azione».
Nessuna bandiera politica o movimento: l’idea è nata dal basso. «Il tema - ribadisce monsignor Galli - ha una sua urgenza e riguarda una presa di coscienza responsabile di tutta la cittadinanza per sconfiggere la tentazione dell’omertà. In modo particolare la preoccupazione è per il mondo giovanile, che vive un profondo disagio quando osserva la società segnata da fenomeni di chiusura sociale e di devianza». Lunedì prossimo l’incontro sarà infatti dedicato al tema dell’agire, del che cosa fare per cambiare la situazione.

Tre i relatori Nando dalla Chiesa, Modesto Verderio, Achille Lineo Colombo Clerici. All’ultimo appuntamento (28 marzo) parleranno don Luigi Ciotti, presidente dell'associazione Libera, e Alberto Nobili, procuratore aggiunto di Milano. Tema: la testimonianza.

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