Politica

Via libera al bonus per la fusione di imprese

Francesco Casaccia

da Roma

Gli impegni sono stati mantenuti. Nonostante lo slittamento del decreto taglia Irap al 2006, Silvio Berlusconi ribadisce che questa imposta sparirà entro il 2008. Intanto, ieri sera, il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto per rendere certo il pagamento dell’Irap del 20 giugno. Nello stesso provvedimento è stato inserito anche un premio per le concentrazioni e le fusioni tra imprese. Soddisfatto il vicepremier, Giulio Tremonti, che dichiara: «Finalmente, è una mia creatura. Aspettavo questa norma dal gennaio scorso».
Per garantire il pagamento del saldo per il 2004 e del primo acconto sul 2005 dell’Irap, il Consiglio dei ministri ha approvato una norma che di fatto blocca il ravvedimento operoso per i contribuenti che pagano le imposte in ritardo. Questo meccanismo, infatti, prevede la possibilità di mettersi in regola con il fisco versando, entro dodici mesi dalla scadenza non rispettata, una maggiorazione del 30 per cento. Così, però, la scadenza del 20 giugno rischiava di non essere rispettata. Adesso, invece, il contribuente che non verserà l’importo dovuto nei tempi previsti incapperà nelle sanzioni previste per l’omesso versamento.
Il premio per le fusioni tra imprese prevede un credito d’imposta del 10 per cento. Il bonus si calcola sul valore della produzione che si ottiene sottraendo al valore della produzione post-fusione, il valore della produzione più alto fatto registrare l’anno precedente alla concentrazione tra le imprese che si aggregano. Il costo dell’operazione è di 362 milioni di euro in due anni: 120 milioni nel 2005 e 242 milioni nel 2006.
Risolto il problema della scadenza del 20 giugno, il governo conferma l’intenzione di abolire l’Irap in tre anni a partire dal 2006. «Ho preso l’impegno in Parlamento - ricorda Berlusconi - e ho detto che avremmo introdotto con la prossima Finanziaria il taglio di un terzo nel 2006, un terzo nel 2007 e un terzo nel 2008. Si mantiene esattamente quello che abbiamo promesso e su cui ci siamo impegnati. Non cambia niente». La movimentata riunione a Palazzo Chigi dell’altra notte, però, ha lasciato degli strascichi. Oltre al rinvio del provvedimento di riduzione dell’Irap, la Confartigianato ha protestato per la mancata convocazione all’incontro. E durante l’assemblea annuale di ieri, il presidente della Confartigianato, Giorgio Guerrini, ha platealmente manifestato il disappunto. Ma Berlusconi, presente in sala, è intervenuto a sorpresa, mostrando «l’invito alla riunione che il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, vi ha inviato». Il premier ha poi aggiunto che sulla copertura del provvedimento «abbiamo tre mesi di tempo per decidere. Personalmente preferisco i tagli alla spesa corrente. Nell’incontro dell’altra sera - prosegue - non è emersa un’indicazione univoca. Ho preso atto che per accontentare una parte avremmo dovuto scontentarne un’altra. E, allora, ci pigliamo il tempo che c’è fino alla prossima Finanziaria».
I sindacati ribadiscono che la proposta sull’Irap era confusa. Il segretario generale della Cisl, Savino Pezzotta, sostiene che il piano «non era congruo e accettabile soprattutto per quanto riguarda la copertura. L’ipotesi di una copertura fatta con un intervento sull’Iva e su altre fasi della ripresa ci sembrava una forzatura, per cui abbiamo detto che non eravamo assolutamente d’accordo». Per il numero uno della Cgil, Guglielmo Epifani, «era evidente che un intervento sull’Irap, per i suoi rapporti con il finanziamento della sanità e per lo stato precario dei conti pubblici, non poteva che essere parte della più generale legge finanziaria. Il governo, però, aveva detto altro, illudendo il mondo delle imprese. Tutto questo - conclude - conferma l’approssimazione con cui l’esecutivo affronta temi di questa importanza».

E il leader della Uil, Luigi Angeletti, dichiara che «è stato meglio fare una pausa di riflessione che arrivare a una soluzione pasticciata».

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