Chi ci segue, sa che lidentità è un nostro pallino. Sa che invidiamo i sardi che dellidentità fanno una bandiera. Sa che, quasi soli nel panorama dellinformazione ligure, diamo sempre spazio alle iniziative degli indipendentisti del Mil di Franco Bampi e Vincenzo Matteucci. Non sempre siamo daccordo con loro, a volte cè un po di folclore, ma ci credono, parlano di identità e tanto basta a renderli dei benemeriti ai nostri occhi.
Qualche settimana fa, ho avuto la fortuna di andare al teatro Modena di Sampierdarena ad assistere a uno spettacolo straordinario interpretato da Natalino Balasso. Libera nos si intitola. Ed è il racconto del Veneto più profondo secondo un grandissimo poeta vicentino come Luigi Meneghello. Della vita del suo paese, che si chiama Malo. Libera nos a Malo, per lappunto. Balasso, e con lui Marco Paolini che ha dissotterrato lopera straordinaria di Meneghello, e con lui Gabriele Vacis che firma la bellissima regia, hanno creato un capolavoro.
Ma qui non si parla di teatro. Qui si parla di identità. E il Libera nos di Balasso (e di Paolini, e di Vacis) è un capolavoro anche da questo punto di vista. Perchè è uno spettacolo che quellidentità la fa respirare in continuazione: dal punto di vista linguistico, dal punto di vista antropologico, dal punto di vista del recupero delle proprie radici. Libera nos è loperazione culturale più forte andata in scena a Genova questanno. E va dato atto allArchivolto di averci creduto e di averlo proposto.
Il problema è che la dirompente forza culturale dellopera di Meneghello regala sì lidentità. Ma lidentità veneta. Non quella ligure. Che non si sente, che non si respira, che non si cerca. E non perchè non esiste.
Lidentità ligure non si cerca anche perchè, spesso i liguri - noi liguri - non ce la meritiamo. Quando, questestate, abbiamo lanciato il tema su queste pagine, ricordo solo il calore di due nostri cari lettori, Brunella Maietta e Gianluca Fois. Per il resto, silenzio. Dalle istituzioni, dal mondo politico, da chi di identità dovrebbe vivere.
Ecco, di questo dovremmo liberarci. Della vergogna o, per lo meno, della non consapevolezza della nostra identità. Dei nostri mali. Libera nos a malo, per lappunto. Ma, stavolta, Meneghello non centra. Stavolta con la minuscola.
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