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Liberaci dal Male

I sacerdoti esorcisti sono 240 in tutta Italia. Per la prima volta hanno deciso di contarsi, diocesi per diocesi. Obiettivo: sfatare i tabù sul loro ministero

Liberaci dal Male

Hanno il loro sito personale e pubblicano il numero di cellulare su Internet. I 240 esorcisti italiani sono trasparenti e accessibili. Non si fanno trovare solo per sentito dire o per conoscenze in parrocchia.

E sembra vogliano sdoganare tanti tabù legati al loro ministero. Tanto che sono alle prese con un censimento, esteso a tutte le diocesi d'Italia, per contarsi e capire quanti sono i loro assistiti.

Il fenomeno - che nella nostra immaginazione è relegato a pratiche occulte del passato - è ancora molto forte e diffuso. Ma dare una dimensione «ufficiale» a quello che accade non è semplice. Per questo il Gris, gruppo privato di ricerca e informazione socio-religiosa, sta cercando di scattare la fotografia degli esorcisti italiani e di chi chiede loro aiuto. I dati avrebbero dovuto essere presentati a maggio ma l'appuntamento è saltato a causa dell'emergenza Covid. Tutto è stato rinviato a ottobre, quando si terrà il corso sull'Esorcismo e la preghiera di liberazione organizzato nell'Ateneo pontificio Regina Apostolorum di Roma.

CHI SI SENTE POSSEDUTO

Le persone che ogni anno chiedono l'intervento di un esorcista sono più di 100mila. In realtà solo il 5-10%, ha realmente bisogno di un vero rito di liberazione dal maligno, gli altri necessitano «solo» di ascolto e di un supporto psicologico o psichiatrico. Il dato ovviamente non è ufficiale ma si può ricavare da una proporzione: nella diocesi di Brescia, dove sono presenti sei esorcisti, le richieste di intervento superano quota 2mila ogni anno. E così accade un po' in tutta Italia, provincia più provincia meno, con picchi in Sicilia.

Ma chi sono i presunti indemoniati? Hanno in media fra i 30 e i 40 anni e un livello di istruzione che va dalla licenza elementare alla laurea. Sono casalinghe e manager, avvocati e studenti. «Questo è un momento storico complicato, in cui l'ansia da prestazione è costantemente alta. Spesso il nostro compito è solo ascoltare e supportare con la preghiera chi è fragile, in rari casi serve un vero esorcismo - spiega Don Gianluca Gerbino, segretario del Collegio degli esorcisti della diocesi di Brescia -. Il presupposto su cui si basa il nostro rituale spiega chiaramente che chi dice di essere indemoniato non è detto che lo sia. E viceversa, non c'è peggior soluzione di credere indemoniato chi invece non lo è». La maggior parte delle persone che si rivolgono all'esorcista, circa l'80%, prima sono state da un mago o da un cartomante. Cioè hanno cercato risposte esoteriche a un loro disagio, spesso incappando in truffatori e ciarlatani che li hanno ingannati o indotti a praticare riti pericolosi convincendoli dell'esistenza del maligno dentro di sé. «Fa riflettere che chi ha frequentato dei gruppi satanisti o delle sette sia più incline a diventare vittima del demonio - spiega Don Gerbino -. Così come chi cerca un messaggio dall'aldilà con lo spiritismo. Si creano forti suggestioni, non sempre sane e si può solleticare inconsapevolmente la presenza di chi non ci vuole bene».

La cosa che più di tutte stupisce è come gli esorcisti parlino di demoni e diavolo come di esseri reali e non come metafora di tentazioni e di debolezze terrene. «Il diavolo - spiegano loro - è un'entità spirituale avversaria. È la personificazione del maligno, ha una sua volontà». Sull'argomento ci sono più scuole di pensiero: il «capo» dei Gesuiti Arturo Sosa sostiene che il diavolo esista «come realtà simbolica». Al contrario il presidente degli esorcisti, padre Francesco Bamonte, replica: «È un essere personale, lo dice la Chiesa».

LA SCUOLA ANTI DIAVOLO

La certezza è che con le forze del bene e del male non ci sia da scherzare. Né da affidarsi a sedicenti medium o maestri dell'occulto che mirano più a spillare soldi che aiutare le persone deboli. Anche per questo è stato istituito il corso per esorcisti. A organizzarlo, con la collaborazione del Gris, è l'Aie, l'Associazione internazionale degli esorcisti voluta da padre Gabriele Amorth e approvata dalla Congregazione per il Clero nel 2014. «È il primo corso al mondo che propone una ricerca accademica ed interdisciplinare al servizio di chi esercita il ministero dell'esorcismo e la preghiera di liberazione» spiegano gli organizzatori.

Già, perché il ruolo di esorcista non è semplicemente una predisposizione di un prete. È un vero e proprio mandato che il sacerdote riceve dal vescovo. Ed è un mandato a scadenza, della durata di cinque anni ma che può anche essere rinnovato. «Non si tratta di una dote naturale che alcuni hanno ed altri no - conferma Giuseppe Ferrari, segretario del Gris -. Solo il mago disonesto fa credere di avere poteri extra naturali che ovviamente non ha. Durante il corso spieghiamo agli operatori ecclesiali come sostenere le persone che cercano aiuto rivolgendosi all'esorcista. Le lezioni, tutte e livello universitario, si articolano in due settimane di incontri e sono seguite anche da psicologi, avvocati, magistrati, poliziotti. Sono tutte figure che collaborano con l'esorcista per evitare truffe, solitamente messe in atto da sedicenti maghi, casi di adesione a sette, abusi fisici e psicologici. O anche per prevenire casi di pedofilia o omicidi». In aula si affrontano gli aspetti antropologici, fenomenologici, sociali, teologici, liturgici, spirituali, medici, neuroscientifici, farmacologici, simbolici, criminologici, legali e giuridici.

Ai preti viene spiegato quando è necessario chiedere la consulenza di uno psichiatra e come indirizzare nel modo migliore le persone che credono di essere possedute.

DENTRO IL RITO

Fatta pulizia dei casi da psicologo o da psichiatra, supportati con la preghiera e l'ascolto gran parte degli altri, resta un esiguo numero di persone che ha disturbi della personalità non riconducibili a nessuna malattia. E a quanto pare realmente bisognosi di un esorcismo. In quei casi i preti delegati dal vescovo, gli unici autorizzati dalla Chiesa a pronunciare l'imperativo contro il diavolo, procedono con la preghiera di liberazione. A volte bastano pochi minuti, in altri casi servono più incontri. «Le possessioni - spiega Don Gerbino - sono fenomeni preterintenzionali riconducibili a eventi inspiegabili. Mi è capitato di seguire persone che conoscevano fatti privati dei sacerdoti che operavano con me, in casi rari parlavano lingue del passato, in tanti altri manifestavano una personalità multipla. Sempre in loro vedo una grande sofferenza». Il rito non va immaginato come una lotta del bene contro il male ma come una liberazione dell'anima da qualcosa di negativo e opprimente. Tanti sacerdoti parlano di «una consolazione e una grazia che illuminano».

Padre Francesco Bamonte, autore del testo «la Vergine Maria e il diavolo negli esorcismi», durante l'assemblea plenaria della Congregazione per il clero nel 2017, ha spiegato: «Il demonio è prepotente, la sua furia distruttiva lo rende appariscente. L'azione di Dio invece è nascosta, silenziosa e risanante». Nel rito esorcista un ruolo chiave è quello della figura di Maria, «la prima alleata di Dio nella lotta contro Satana». «Durante gli esorcismi - spiega Bamonte - i demoni si rivolgono a lei con un odio indicibile, con ingiurie ma senza mai chiamarla per nome. Ma il suo splendore di madre la pone così in alto che spesso anche i demoni sono costretti a elogiarla. Quelli sono momenti molto toccanti». Le immagini forti di riti del genere, spirituali ma anche molto fisici, hanno attratto parecchi registi. Che hanno inventato, romanzato il disagio dei posseduti ma raramente hanno colto la verità. E nulla è di più diverso da «L'esorcista» (1973) che ha reso horror il fenomeno. Ora gli esorcisti hanno realizzato il loro film, mettendoci la faccia e correggendo tutti i malintesi che spesso circolano anche in campo ecclesiale. Ne è nato il docu-film «Libera nos, il trionfo del male sul bene», il cui stato di lavorazione è molto avanzato.

«Ma in queste testimonianze - spiegano gli esorcisti - spieghiamo come l'armatura dei sacramenti impedisca a Satana di toccarci».

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