Libia, c'è l'accordo: eritrei liberi

I circa 250 rifugiati eritrei rinchiusi nel carcere di Brak saranno liberati. L'accordo raggiunto è stato reso noto dal ministro della Pubblica sicurezza. Potranno uscire in cambio di lavoro socialmente utile

Libia, c'è l'accordo: eritrei liberi

Tripoli - Fumata bianca per i 250 rifugiati eritrei che da otto giorni si trovano nel centro di detenzione di Braq, nel deserto libico a sud del Paese. Avevano denunciato di essere sottoposti a maltrattamenti e torture rivolgendo un appello all’Italia e all’Europa affinché li inserissero in un programma ad hoc per i rifugiati politici. L'accordo è stato raggiunto: "liberazione e residenza in cambio di lavoro". Lo ha dichiarato il ministro della Pubblica Sicurezza Libico, generale Younis Al Obeidi, secondo quanto riferiscono fonti locali dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Iom). Tale accordo, firmato con il ministero del Lavoro libico, consentirà agli eritrei rinchiusi a Brak, di uscire in cambio di "lavoro socialmente utili in diverse shabie (comuni) della Libia". La notizia è stata confermata dal sottosegretario Stefania Craxi, ascoltata dalla commissione Esteri del Senato.

Question time al Senato "Il governo si prenda carico della situazione dei rifugiati nell’unico modo possibile: coinvolgendo l’Unione europea per disegnare un avvio di soluzione". Lo ha chiesto, nel corso del Question time della Camera, Francesco Tempestini replicando alla risposta del governo all’interpellanza del Pd sulle iniziative nei confronti della Libia per il rispetto dei diritti dei richiedenti asilo e degli immigrati irregolari presenti nei centri di detenzione.

La risposta del ministro Vito Era stato il ministro dei rapporti per il Parlamento Elio Vito, a nome del ministero degli Esteri, a replicare all’illustrazione dell’iniziativa parlamentare. Livia Turco, tra l’altro, aveva chiesto di "coinvolgere il parlamento nella gestione dell’accordo Italia-Libia" in modo da consentire ad una "delegazione parlamentare" di visitare i centri di raccolta degli immigrati. "È in corso un negoziato con l’Unione europea per un accordo quadro che comprende un ampio capitolo migratorio, con il mandato per ottenere garanzie per le persone che necessitano di protezione internazionale", ha spiegato Vito parlando dei tapporti con la Libia.

Chiesto un maggiore impegno Vito ha poi fornito una ricostruzione dei fatti, parlando di "tumulti scoppiati nel centro di Misurata a causa della distribuzione di alcuni formulari per la ricerca di personale per lavori socialmente utili, scambiati dagli interessati in formulari per il rimpatrio". Secondo Vito, la «vicenda non può essere risolta solo dalla nostra relazione privilegiata con la Libia, il governo è attivo per sollecitare un ruolo più incisivo dell’Unione europea".

Tempestini si è detto insoddisfatto della risposta del ministro: "Abbiamo votato, e per noi è stato un voto impegnativo in modo assoluto, per il trattato con la Libia perché lì ci sono dei riferimenti esplciti e netti alla tutela dei diritti umani -ha detto l’esponente del Pd-. Dobbiamo fare sì che il governo eserciti una pressione molto forte perchè l’Unione europea rompa una situazione di stallo sulla politica di immigrazione comunitaria. Il govero si impegni con una forma maggiore". 

 

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