Un libro fra le cime e il cielo sulle orme di Scaccabarozzi

Deve essere rimasto lassù, a volare nei cieli per sbirciare, per una volta dall’alto, quelle cime che per anni aveva conquistato a piedi, passo dopo passo, tiro dopo tiro. Giacomo Scaccabarozzi è scomparso un pomeriggio d’agosto nel 1998, mentre col suo parapendio stava sorvolando la «sua» Grigna. Sulla cima, al rifugio Brioschi, lo attendevano davanti al camino per guardare le diapositive della sua spedizione al Mount Mc Kinley in Alaska. Quella volta però lui mancò all’appuntamento. E da allora per tutti è rimasto lassù Fra le cime e il cielo, come si intitola il suo ultimo libro, a cura di Domenico Flavio Ronzoni, dato ora alle stampe (280 pagg., 13 euro, edizioni Bellavite). «Eccoti in cima, con te immagino, sogno e fatico»: sono le parole di Francesca, allora troppo bimba per ricordarsi di papà, oggi ragazzina sempre orgogliosa di quel padre di cui tutti le parlano. Domenica a ricordarglielo ha pensato anche il trofeo Scaccabarozzi, come accade dal 2001, con una gara di skyrunning che da Pasturo ha condotto sulle grigne, a spasso per creste di dolomia e guglie in pizzo di roccia, per 43 km e 3200 metri di dislivello, tanti appassionati in corsa anche per la prova mondiale di mezza maratona ( www.gsamissaglia.it) dove ha trionfato Mickail Mamleev in 1 59’ 51“. Nella maratona invece i migliori sono stati Jornet Kilian in 4 44’ 40“ed Emanuela Brizia in 5 32’01“.
Ora arriva in libreria anche l’ultimo libro di Giacomo Scaccabarozzi: una raccolta dei diari che l’alpinista di Missaglia e del gruppo Gamma di Lecco, ha tenuto per quasi un decennio dal 1991, anno della sua prima spedizione extra europea in Bolivia, alle avventure quota Ottomila sul Cho Oyu. A darlo alle stampe sono stati gli amici che hanno voluto pubblicare i suoi appunti per far conoscere gli aspetti più nascosti di Scaccabarozzi, l’uomo. Sfogliando il libro ce lo ritrovi, da quando, bambino, sognava già da scalatore, guardando dalla finestra le stesse cime che avevano già spaventato un grandissimo, Walter Bonatti. Poi ecco il Giacomo versione Anni Sessanta, tutto rock e sci, così appassionato della neve al punto da risalire il pizzo Scalino in Valtellina a piedi, sci in spalla, dato che aveva scordato le pelli di foca. Ruvido il sorriso, come la pelle cotta ormai dal sole di tante cime diverse, ecco le foto, cartoline da tutto il mondo: mentre taglia una torta al campo base dell’Ama Dablam, in uno dei suoi numerosi compleanni trascorsi lontano da casa o mentre posa incredulo e felice su tante vette. Ma quello che più colpisce sono le sue descrizioni puntuali, dai taxi colectivos boliviani su cui scorrazzava per La Paz, al moderno guazzabuglio del Pakistan, passando per l’emozione di trovarsi finalmente al cospetto dello Huascaran in Perù. In ogni pagina Scaccabarozzi ha il dono di saper profondere lucidità ai suoi sentimenti senza scadere nella retorica e nell’oleografia.

Poi dopo un centinaio di pagine, un nodo alla gola: tristemente profetico l’alpinista, impegnato nella salita annota: «Maturai una strana idea, quella di aver sette vite come i gatti. Facendo i conti me ne restava almeno una». Che Giacomo ha vissuto appieno. Fra le cime e il cielo.

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