Il licenziamento del re dei rifiuti fa litigare Saviano e De Magistris

Il licenziamento del re dei rifiuti fa litigare Saviano e De Magistris

NapoliLa faida Rossi contro arancioni ha allungato la lista dei dissenzienti dall’operato del sindaco Luigi De Magistris. Raphael Rossi, infatti, dopo essere stato allontanato da Giggino da presidente dell’Asia (l’azienda per la raccolta dei rifiuti di Napoli), si è ritrovato dalla sua parte nientemeno che il totem della sinistra istituzionale, Roberto Saviano. Lo scrittore di Gomorra non si è sprecato in interviste ma, si è espresso sulla sostituzione del super-esperto di progettazione di sistemi per la raccolta differenziata con un paio di Twitter. «Mi sarei aspettato più chiarezza sulla sostituzione di Raphael Rossi alla direzione di Asìa» ha cinguettato Saviano. Poi ha raddoppiano dicendo che «sulla questione rifiuti a Napoli non ci si può permettere zone d’ombra».
Il sindaco «scassatore» ha duellato a distanza con l’eroe anticamorra, con una lunga arringa in stretto politichese. «A chi chiede maggiore chiarezza in merito all’avvicendamento di Rossi come presidente dell’Asia, specifico che non esiste alcuna zona d’ombra. Tale avvicendamento non è una revoca o un licenziamento. Si tratta di una scelta che rientra nella logica di quanti stanno lavorando, all’interno di una squadra, ad un cambiamento etico - politico generale, che rende importante la flessibilità nei ruoli affinché le competenze e le capacità siano investite nell’ambito in cui c’è maggiore bisogno e maggiore urgenza per il bene della città».
E lui, il silurato, risponde diplomaticamente alle dichiarazioni di «amore» dell’ex pm che continua a dire che Raphael continuerà a far parte della squadra di Palazzo San Giacomo. «Sono a disposizione di Napoli, insieme al sindaco De Magistris stiamo valutando un nuovo ruolo e un nuovo progetto per proseguire sulla strada dell’etica e del cambiamento».

Ma quando parla dell’incarico rivestito fino al 31 dicembre ammette: «Mi dispiace non poter rassicurare dirigenti e dipendenti dell’Asia ai quali avevo promesso che nel 2012 ci sarebbe stata una svolta che riconoscesse il loro forte impegno ma non potevo prevedere, quando ho assunto quegli impegni, che non avrei più guidato l’Asia».

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