Il professor Seedorf ha perso un mese fa gli appunti delle lezioni e va stancamente a braccio; Flamini sarà anche un ragazzo intelligente, ma non si applica a sufficienza; Kakà con gli ultimi saggi si sta rovinando la media; Kaladze ha fatto troppe assenze ed è molto indietro con il programma; a Pato serve linsegnante di sostegno. Il primo della classe resta Gattuso, ma rischia sempre l«8» in condotta. E il buon Carlo, con quella giacca stretta da bidello anni Settanta, osserva il tutto scuotendo il crapone. Al liceo Milan ci sono parecchie cose da sistemare. Non dico che simponga una riforma radicale in stile Gelmini, ma lurgenza di qualche «taglio», ieri pomeriggio, era palese. Va bene che stiamo parlando di un istituto privato, però qui sembra di essere tornati ai tempi del «6 politico»: un gran casino. Larbitro (e qui usciamo dalla metafora scolastica) è stato generoso, con quel rigorello. Il Chievo sembrava una solida squadra tedesca e non lultimissima in classifica. Galliani, in tribuna, era terreo in volto, nemmeno si giocasse la finale di Champions contro lInter nel parco della villa di Moratti. E il giuoco, quello con la «u» presidenziale? Assente ingiustificato.
Non basta lo stiramento (psicosomatico?) di Borriello a motivare linvoluzione rispetto a Lecce. In attesa di Bauscioni contro Gobbi e del Torino furioso, la mission (anche questa presidenziale) della settimana è una sola: lucidare a puntino i muscoli di Pirlo. La ricreazione è finita.Liceo Milan: la ricreazione è finita
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