In Liguria sbarca il ticket per la circoncisione

Anche in Piemonte stanziati finanziamenti. I medici verso l’obiezione di coscienza. E An si rivolge alla Corte dei conti

Paola Setti

da Genova

La parola d’ordine è sempre quella: favorire l’integrazione. Ogni intervento è utile, anche se chirurgico par di capire. Capita così che Piemonte e Liguria facciano da capofila a livello nazionale per una sperimentazione che magari costerà qualcosina alle già malandate casse della sanità, ma certo riuscirà a soddisfare la richiesta delle comunità islamiche: garantire la circoncisione negli ospedali pubblici. A spese della Regione in Piemonte, 120mila euro per 300 interventi, con pagamento di un ticket in Liguria, ma la sostanza non cambia granché. Anche perché è già scontro, con i medici ad appellarsi all’obiezione di coscienza e An a sventolare la Costituzione contro le due giunte di centrosinistra.
Ironia della sorte, era il periodo delle feste natalizie, il 30 dicembre 2005 per la precisione, quando il presidente della comunità islamica ligure, Zahoor Ahmad Zargar, aveva scritto al governatore Claudio Burlando chiedendo che il rituale religioso sui neonati maschi potesse venire praticato nelle strutture pubbliche. Indicavano anche l’ospedale, i musulmani, il San Paolo di Savona. La Regione ci ha messo un po’, ma ieri ha fatto di meglio, annunciando che è allo studio del Dipartimento sanità un provvedimento per tutta la Liguria che, attraverso l’istituzione di un ticket ad hoc, «consentirebbe di utilizzare metodi sicuri in strutture controllate», là dove invece oggi, spiega il capogruppo dell’Ulivo Claudio Gustavino, «le famiglie più abbienti si pagano l’intervento in strutture private, le altre si vedono costrette a sottoporre i propri figli ai cosiddetti “interventi nei sottoscala”, pericolosi dal punto di vista igienico-sanitario». «Siamo in Liguria o in Arabia Saudita?» hanno tuonato ieri An e la lista dell’ex governatore Sandro Biasotti: «Un conto è il rispetto delle diverse pratiche religiose, altra cosa è coinvolgere nella loro attuazione le Asl già in sofferenza per una miriade di servizi di primaria necessità. Non vorremmo che, così facendo, il prossimo passo sia l’espletamento di una pratica religiosa assai cruenta in uso tra gli islamici come l’infibulazione con il contributo della mutua».
All’assessore ligure Claudio Montaldo che ha messo le mani avanti, premurandosi di sottolineare che «questo rito interessa anche i bambini ebrei», ieri ha risposto il consigliere regionale di An in Piemonte Agostino Ghiglia, che ha segnalato come «la comunità ebraica si avvalga già di una norma pattizia con lo Stato, che non prevede che la circoncisione avvenga in ospedale ma attraverso i Mohel, specialisti ebrei che conoscono il rituale del “Brith Milah”».
La delibera della presidente Mercedes Bresso e dell’assessore Mario Valpreda avvia la sperimentazione all’ospedale pediatrico Regina Margherita. A Torino è stata subito sollevazione. I medici hanno scelto l’obiezione di coscienza, e la Regione per tutta risposta si è affidata a chi esercita in extramoenia. Ghiglia ha portato il provvedimento che stanzia 120mila euro per offrire gratuitamente la prestazione alla Corte dei Conti: «Il finanziamento della circoncisione da parte delle Istituzioni è stato dichiarato incostituzionale perché viola il principio di laicità, come ha anche ricordato il Comitato Nazionale di Bioetica nel 1998, proprio durante il Governo Prodi».
Che poi: «Con 120mila euro si potrebbe garantire la vaccinazione gratuita ad oltre 1500 bambini per la prevenzione del Pneumococco, richiesta che i pediatri hanno avanzato ma alla quale la Giunta Bresso non ha prestato il minimo ascolto.

Inoltre al Regina Margherita per un’operazione ordinaria indispensabile, come l’operazione al pene ai bambini in età tra uno e 8 anni, si devono attendere 117 giorni. La circoncisione invece viene soddisfatta in pochi giorni».

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