Il governo italiano ha tentato di boicottare la visita del presidente americano a Roma, e solo quando gli Stati Uniti, furiosi, hanno minacciato di denunciare la situazione e di cancellare la visita, limitandola al Vaticano, ha fatto marcia indietro. Almeno nel momento in cui scriviamo, il grave incidente diplomatico, non dichiarato, ma autentico, del quale alcune fonti americane hanno accettato di parlare, sembra rattoppato, ma non senza il costo di un’ulteriore ferita nelle relazioni tra i due governi.
George W. Bush andrà naturalmente a incontrare Papa Benedetto XVI, visiterà la Chiesa di Santa Maria in Trastevere, ma soprattutto vedrà gli esponenti della Comunità di Sant'Egidio per parlare di Aids e di democrazia in Africa; last, but not least, il pomeriggio, a Villa Taverna, residenza dell'ambasciatore americano in Italia, parlerà con il vecchio amico, ex presidente del Consiglio e capo dell'opposizione, Silvio Berlusconi. La prospettiva di questo ultimo incontro ha dato così fastidio al governo Prodi, che durante le riunioni di preparazione della visita fra i funzionari dei due Paesi, i rappresentanti italiani l'hanno definita una iniziativa inappropriata e sgradita.
Se un funzionario della Casa Bianca ascolta una dichiarazione di questo genere che suona come una richiesta intollerabile di rinuncia, riferisce naturalmente tutto quel che nella riunione è stato detto al più alto livello governativo. Succede sempre, figuriamoci in occasione dei viaggi del presidente, non si fanno pastette o accordi sottobanco tra funzionari di livello intermedio. Così, agli esterrefatti uomini del Dipartimento di Stato, del Consiglio per la Sicurezza Nazionale, dello staff di Bush, è apparsa in tutta la sua gravità la prospettiva di una giornata nella quale il Paese ospitante si stava preparando a non garantire la sicurezza dell'ospite illustre, a descrivere il lavoro di protezione che da decenni in questi casi si organizza in tutte le capitali come uno sforzo impossibile, a parlare a ruota libera di tunnel e di zone rosse, a non escludere una partecipazione di ministri del governo a manifestazioni di protesta contro l'ospite, infine, senza pudore alcuno, a chiedere all'ospite stesso di non incontrare il capo dell'opposizione.
Dallo stupore sono passati al furore, ed è cominciato un braccio di ferro concluso con qualche ritirata, un paio di smentite, un tentativo durato fino all'ultimo momento di impedire almeno l'incontro di Bush con Berlusconi.
Tanto è vero che ieri pomeriggio è arrivata la sferzante dichiarazione ufficiale affidata a un portavoce. «La Casa Bianca non vede niente di inappropriato» nell'incontro di sabato a Roma tra il presidente americano George W. Bush e l'ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. «Non c'è niente di inappropriato per il presidente Bush nell'incontrare in un Paese il leader dell'opposizione, è una cosa che il presidente Bush fa più volte nel corso dei suoi viaggi». Una dichiarazione anche insolitamente lunga, e ricca di particolari. Nella sua visita di ieri nella Repubblica Ceca, ad esempio, il presidente Bush ha voluto incontrare il leader del Partito Social Democratico Jiri Paroubek, ex-premier e adesso leader della opposizione.
«Del resto, il presidente Bush e Berlusconi sono vecchi amici ed è normale che si incontrino sabato pomeriggio a Villa Taverna, la residenza dell'ambasciatore americano a Roma. Quello che è importante è che il presidente Bush incontrerà Prodi per primo, in un incontro ufficiale, con tanto di conferenza stampa - ha concluso il funzionario della Casa Bianca - mentre quello con Berlusconi sarà un incontro informale». Né potrebbe essere diversamente, eppure è stato necessario rendere pubbliche le ragioni dell'incontro, e ribadirne la volontà, perché le pressioni finissero.
Anche la visita alla Comunità di Sant'Egidio è stata giudicata dal governo italiano una iniziativa disturbante. L'immagine della comunità è forte nel mondo, hanno fatto molto bene in Kosovo sotto gli occhi dei militari americani, in Mozambico e in Costa d'Avorio, sono in prima linea nella lotta all'espansione dell'Aids in Africa con il progetto Dream, e nella protezione dei bambini sfruttati dei Paesi più poveri, cominciando da una campagna di iscrizione anagrafica.
George W. Bush tiene molto a parlare con i suoi dirigenti di Aids e di Darfur, il conflitto sul quale il presidente americano è molto più avanti dell'Europa e anche delle Nazioni Unite, buoniste a parole, tanto che ha proposto di applicare sanzioni severe contro il Sudan. L'incontro con l'Onu di Trastevere è considerato importante anche per l'immagine dell'ultimo periodo di presidenza: duro con i governi non democratici, attento ai bisogni delle popolazioni, così Bush intende mostrarsi.
E probabilmente così al governo Prodi non piace che si mostri. Meglio l'immagine di dittatore sanguinario che campeggia dai manifesti affissi nel centro di Roma per scaldare gli animi dei manifestanti. Al momento il contrasto è ridotto al tragitto, poche decine di metri, tra la Basilica e la Comunità.
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