Alberto GiannoniGiornata storica per Confindustria. Il 27 febbraio, per la prima volta, 7mila imprenditori hanno incontrato il Papa per quello che è stato definito «il Giubileo degli Industriali». Non era mai accaduto, nei 106 anni di Confindustria, che gli imprenditori si recassero in udienza dal Santo Padre. Ed è la prima volta che Confindustria prende parte a un Giubileo, quest'anno dedicato alla Misericordia. Il giorno prima dell'udienza l'Auditorium Augustinianum, in Vaticano, ha ospitato il convegno «Fare insieme. Sviluppo, istruzione, lavoro».Artefice dell'iniziativa il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, che ha voluto e preparato l'incontro, che segna simbolicamente la fine di ogni steccato ideologico.«Abbiamo pensato a questo avvenimento ha dichiarato Squinzi - perché riteniamo che l'industria sia al centro della società civile e possa dare molte soluzioni per migliorare il Paese; l'occasione del Giubileo è importante per far sentire a Papa Francesco la nostra voce di imprenditori e le nostre motivazioni». «L'impresa - ha proseguito Squinzi - resta al centro di tutto il sistema sociale - solo da un'impresa che prospera si possono mettere in pratica gli strumenti della solidarietà per una crescita civile».L'incontro tra industria e Santo Padre è l'ultima e più importante tappa di un lungo tragitto che Confindustria, in oltre un secolo, ha compiuto per dare all'impresa un ruolo sociale, con l'idea del «capitalismo democratico», sistema che massimizza la produzione della ricchezza e la sua utilità sociale. Temi su cui l'attuale Pontefice parla chiaro. Tanto che nell'esortazione Evangelii Gaudium ha pronunciato quattro «no»: a un'economia dell'esclusione, no all'ideologia del denaro e dell'assoluta autonomia dei mercati; no alla finanziarizzazione esclusiva dei rapporti economici e alle derive speculative; no alla disuguaglianza sociale che genera violenza. La ragione profonda per cui gli imprenditori hanno chiesto di incontrare Papa Francesco è proprio questa: interrogarsi sui fondamenti di un nuovo contratto sociale. E il «bene comune» è la «bussola» indicata da Papa Bergoglio.«Con questo incontro ha affermato il Papa vi siete proposti di confermare un impegno: quello di contribuire con il vostro lavoro a una società più giusta e vicina ai bisogni dell'uomo.
Volete riflettere insieme sull'etica del fare impresa; insieme avete deciso di rafforzare l'attenzione ai valori, che sono la spina dorsale dei progetti di formazione, di valorizzazione del territorio e di promozione delle relazioni sociali, e che permettono una concreta alternativa al modello consumistico del profitto a tutti i costi». La bussola che orienta l'attività produttiva, per Francesco, è «il bene comune», perché cresca un'economia di tutti e per tutti, che non sia «insensibile allo sguardo dei bisognosi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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