L'inflazione sale al 3,8% Il monito di Bankitalia: "Crescita verso lo zero"

L’inflazione sale al 3,8, gli investimenti sono al palo, il potere d’acquisto delle famiglie è eroso dalla corsa del costo della vita e la crescita del pil va verso lo zero. Volano pane (13%) e pasta (22,3%)

L'inflazione sale al 3,8% 
Il monito di Bankitalia: 
"Crescita verso lo zero"

Milano - L’inflazione a giugno è salita al 3,8 dal 3,6 per cento di maggio portandosi così ai massimi da luglio 1996. Mentre l’Istat conferma la stima provvisoria aggiungendo che su base mensile i prezzi sono aumentati dello 0,4%, Bankitalia lancia l'allarme consumi: investimenti al palo, potere d’acquisto delle famiglie eroso dalla corsa del costo della vita e crescita del pil cede. L'istituto di via Nazionale e l'Istat tratteggiano un futuro nero per il Belpaese.

Inflazione ai massimi A giugno l’indice armonizzato dei prezzi al consumo ha registrato una variazione del +0,5% rispetto a maggio e del +4% su giugno 2007, la variazione tendenziale più alta dal gennaio 2001. L’inflazione di fondo, cioè escludendo i beni volatili, si porta al 2,7% (dal 2,6% di maggio), mentre il tasso di inflazione acquisito per il 2008, cioè quello che si registrerebbe se l’indice dei prezzi al consumo rimanesse allo stesso livello misurato a giugno nella restante parte dell’anno, è al 3,2%. Al netto degli energetici l’indice registra una variazione positiva del 2,9%. Sulla base dei dati finora pervenuti, precisa l’Istat, gli incrementi tendenziali più elevati si sono registrati nei capitoli abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+7,2%), trasporti (+6,9%) e prodotti alimentari e bevande analcoliche (+6,1%). Una variazione nulla si registra per i servizi sanitari e spese per la salute, mentre calano i prezzi per le comunicazioni (-2,3%). Su base mensile gli aumenti più forti si sono verificati nei trasporti (+1,4%), abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+0,6%) e prodotti alimentari e bevande analcoliche (+0,4%).

Rialzi per pane e pasta Non si ferma a giugno la corsa al rialzo dei prezzi di pane e pasta. Pane e cereali schizzano, passando dall’11,3% di maggio all’11,6% di giugno, sulla base di un incremento congiunturale dello 0,6%. In particolare, il prezzo del pane risulta aumentato dello 0,2% rispetto a maggio e del 13% rispetto al 2007 (più 13,3% maggio), mentre quello della pasta è cresciuto dell’1,6% rispetto al mese precedente e del 22,3% sul 2007 (più 20,7% maggio). Tendenze accelerative riguardano anche il prezzo del gruppo di prodotti "latte, formaggi e uova", con una crescita congiunturale dello 0,4% e tendenziale del 8,8% (dal +8,5% di maggio). In questo contesto, una lieve accelerazione tendenziale si registra per il prezzo del latte (da +11,1% di maggio a +11,2% di giugno). Accelerazioni della dinamica tendenziale si registrano poi per la frutta (dal 6,9% al 7,4%), per gli ortaggi (da +2,9% a +3,3 per cento) e per le carni (da +3,9% al +4,1%), in particolare per la carne bovina (da +4,7% a +4,9%) e per il pollame (da +5,1 per cento a +5,3%). Gran parte delle restanti componenti del capitolo alimentare registrano infine ulteriori aumenti congiunturali.

Allarme consumi Crescita del pil che non supererà lo 0,4% nel 2008 e nel 2009, consumi in stagnazione, investimenti al palo, potere d’acquisto delle famiglie eroso dalla corsa del costo della vita, produzione industriale in calo dell’1% nel secondo trimestre. Il Bollettino economico della Banca d’Italia disegna un Paese fermo, malato di scarsa produttività, alta inflazione e redditività delle imprese in flessione. E se ci sono rischi, avverte Palazzo Koch, sono verso un ulteriore peggioramento del quadro se il prezzo del petrolio dovesse continuare a salire.

Crescita frenata dall'inflazione Il prodotto interno lordo crescerà di appena lo 0,4% sia quest’anno che il prossimo, con un taglio pari rispettivamente allo 0,6% e allo 0,7% rispetto alle stime di gennaio scorso. Una revisione, spiega Bankitalia, "attribuibile in primo luogo all’effetto dell’aumento delle materie prime importate sui prezzi finali al consumo; riducendo la capacità di spesa delle famiglie, esso contiene la dinamica dei consumi privati e induce, per via delle minori prospettive di domanda, un ridimensionamento dei piani di accumulazione di capitale da parte delle imprese".

Potere d'acquisto in picchiata L’incremento dei consumi privati non andrà oltre lo 0,2% nel 2008 e lo 0,3% nel 2009, appesantito dalla modesta crescita del reddito disponibile reale del settore privato, "compresso" dagli effetti della maggiore inflazione. In forte difficoltà la spesa per beni durevoli (-2%), soprattutto per effetto del deciso calo delle immatricolazioni di autovetture (-10,4%). Rallenta anche la spesa alimentare, frenata dai rincari. Alla fine del biennio il potere d’acquisto sarà ancora inferiore a quello medio del 2007. Bankitalia stima che in assenza della fiammata inflazionistica osservata a partire dall’anno scorso il reddito disponibile reale sarebbe cresciuto, sino alla metà del 2008, di oltre l’1% in più di quanto non sia effettivamente avvenuto, e del 3% se si tiene conto delle delle perdite di valore della ricchezza finanziaria. Ciò avrebbe consentito una crescita complessiva dei consumi nel biennio superiore di circa il 2% rispetto a quella prevista nel Bollettino.

Investimenti al palo Restano invariati sui livelli del 2007 gli investimenti fissi lordi, facendo segnare un incremento complessivo nell’arco del biennio pari a circa mezzo punto percentuale. L’accumulazione di capitale produttivo si contrae dello 0,7% nella media del 2008 e resta ferma nel 2009.

Peggioramento dei conti all'estero Alla dinamica moderata delle esportazioni (+2,1% nel 2008 e +1,7% nel 2009), negativamente influenzate dalla frenata degli scambi mondiali e dalla perdita di competività di prezzo, e alla stagnazione degli investimenti corrisponde una marcata decelerazione delle importazioni, che risultano pressochè invariate quest’anno e sono previste in aumento di circa l’1,5% il prossimo, contro il 4% del 2007. Il forte peggioramento della ragione di scambio, pari a oltre il 7% nel biennio, determina un sensibile ampliamento del disavanzo corrente, dal 2,4% del 2007 al 4,5% del 2009.

Cala la competitività L’Italia continua a perdere colpi: la competitività delle nostre merci risente negativamente di una crescita della produttività che rimane inferiore a quella delle altre principali economie dell’area dell’euro, oltre che dell’effetto dell’apprezzamento della moneta europea. Il divario di competitività risulta assai superiore se misurato con l’indice basato sul Clup, il costo del lavoro per unità di prodotto. Nella seconda parte del 2007 e nei primi mesi del 2008 le retribuzioni hanno registrato una "repentina accelerazione per effetto dei rinnovi contrattuali e di erogazioni una tantum". Ne è risultato un aumento nel ritmo di crescita del Clup salito - tra l’inizio dello scorso anno e il primo trimestre del 2008 - dall’1,7 a oltre il 5 per cento nell’industria e dallo 0,3 al 4,5 per cento nell’intera economia.

Giù la produzione industriale dopo un balzo a gennaio la produzione industriale continua a perdere colpi.

Secondo Bankitalia, nel complesso del secondo trimestre si registra una contrazione di circa un punto percentuale, in un quadro di progressivo peggioramento degli indicatori di fiducia delle imprese e di flessione degli ordini interni ed esteri.

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