"L'innovazione porta a teatro anche il pubblico più giovane"

Il direttore di Arteven: "Ormai le platee non si riempiono più soltanto con la forza mediatica di certi attori"

"L'innovazione porta a teatro anche il pubblico più giovane"
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Un circuito teatrale multidisciplinare, il più grande in Italia, tra i maggiori d'Europa: gestire una realtà come Arteven, che dal 1979 programma e coordina la distribuzione di spettacoli dal vivo di prosa, danza, musica e circo contemporaneo nei luoghi culturali e di aggregazione del territorio veneto, consente di avere un osservatorio sul presente e il futuro del teatro. Giancarlo Marinelli, che due anni fa ne è diventato direttore generale, ne è consapevole al punto che sotto la sua guida non crescono solo gli spettacoli, ma anche il pubblico. Scrittore, regista, sceneggiatore, editorialista e drammaturgo contemporaneo, Marinelli presenta in queste settimane gli oltre mille spettacoli della nuova stagione di Arteven e, dopo il successo ottenuto al Théâtre des Bouffes Parisiens di Parigi lo scorso anno, il debutto italiano - oggi (8 novembre) in anteprima a Sulmona, poi al Toniolo di Mestre e Roma e poi in tournée - de La vedova scaltra di Carlo Goldoni: sua la regia e l'adattamento del testo.

I numeri giganteschi di Arteven sono una eccezione per il panorama teatrale italiano?

"Siamo il più grande circuito teatrale in Italia: 107 soci, programmiamo e realizziamo circa 1.330 spettacoli all'anno. Tra prosa, teatro ragazzi, circo contemporaneo e musica, facciamo tre spettacoli al giorno. Dalle rassegne estive ai teatri invernali, copriamo tutte le città e i capoluoghi del Veneto, anche i più piccoli. È un circuito multidisciplinare con pochi eguali, non solo in Italia ma anche in Europa. Il Teatro Toniolo di Mestre per densità demografica e abbonamenti venduti è il primo d'Italia. Tutte le stagioni sono in crescita costante: da Thiene al circo di Treviso, dalle rassegne a Scorzè, a San Donà di Piave, a Campo Nogara".

A chi o che cosa va il merito?

"Mi sono posto la domanda: siamo bravi, lo staff è invidiabile, ma perché questa straordinaria affluenza in ogni ordine di età? Non è più vero che a teatro ci vanno solo gli anziani: i nostri teatri pullulano di ragazzi".

Quali sono i progetti più innovativi che avete in calendario?

"Portiamo il teatro fuori dal teatro, per dire al mondo che è tutto teatro: la politica è una grande architettura teatrale, il processo, il diritto. C'è il Milk Wood Project che popola strade, boschi montagne in uno straordinario reading itinerante: l'anno scorso con Dracula, quest'anno avremo Frankenstein. Grandi attori in angoli della città con microfono e leggio, un po' di sedie per le persone più stanche".

È nata anche una nuova scuola di teatro.

"Arteven Academy. Da quest'anno formerà le nuove maestranze dello spettacolo: la macchina teatrale. Durerà un anno, è una vera e propria scuola professionale per macchinisti, elettricisti, operatori luci, allestitori delle scene di domani".

Quale direzione consiglia quindi ai giovani direttori artistici?

"Leggete i testi. Questo è il consiglio che do. Noi per troppo tempo abbiamo pensato che il Famolo strano di certi registi o la sola forza mediatica di certi attori potessero permettere anche all'elenco telefonico di avere successo. Non è più così".

La vedova scaltra di Goldoni arriva in Italia dalla Francia.

"Viene in Italia dopo tre mesi di grande successo alle Bouffes di Parigi. Nel cast avremo Caterina Murino, la voce fuori campo italiana di Jean Reno, e l'Arlecchino degli arlecchini, cioè Enrico Bonavera. Non si tratta di un attore che fa Arlecchino, ma dell'istituzione di Arlecchino nel mondo, adesso".

Da artista su un'artista: una battuta sul "caso Venezi".

"Come manager e direttore di una delle grandi istituzioni culturali venete, sono allibito da quello che è successo. La Venezi ha diretto per me un successo replicato per tre anni consecutivi all'Olimpico di Vicenza: Histoire du soldat, poi portato su Sky Arte.

L'avevo chiamata perché mi aveva colpito la sua capacità di divulgare la musica classica, poi l'ho vista lavorare con l'orchestra giovanile e sono rimasto impressionato: spirito, dedizione, passione, puntualità e forza, oltre a una dedizione maniacale. Ne parlo perché ci ho lavorato: invece questo caso mi ha fatto scoprire che in questo Paese ci sono milioni di esperti di musica classica capaci di individuare da un solo gesto quanto valga un direttore d'orchestra".

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