Freud e grandi ritorni. La psicanalisi entra in scena nelle due puntate d'esordio di Gomorra, insieme alla ricomparsa di eroi che avevamo dato per persi nell'epilogo della prima serie. Rapporti sempre più difficili e complicati tra mogli e mariti, padri e figli, tanto che a tratti più che a una faida tra camorristi sembra di assistere a un drammone di Ibsen. Forse anche troppa prosopopea nei dialoghi, in napoletano strettissimo, al punto da rimpiangere quel clima da B-movie di grandissima qualità - che il regista Stefano Sollima era riuscito a imporre fin dall'inizio. Almeno fin qua l'azione latita, gli spargimenti di sangue anche, resta giusto qualche inseguimento tra auto. Presto per giudicare, però un po' dell'eccezionale attesa è stata tradita.
Insomma: Genny Savastano non è morto, anzi è sopravvissuto alla carneficina organizzata dal suo ex fidato Ciro Di Marzio durante la recita scolastica. Se ne va per due anni in Honduras a comprare droga con la sua pettinatura tamarra che se un figlio ti va in giro conciato così c'è da piangere - finché non sente il richiamo paterno e decide di tornare in Europa alla ricerca del boss dei boss, lo ieratico Pietro, fuggito dal carcere e ora intento a manovrare altri loschi traffici dalla Germania. Lui è un camorrista d'altri tempi, un padrino d'antan di poche parole e molti fatti, la cui maschera di cattiveria e dolore gli anni non hanno scalfito. Lo tradiscono i vecchi amici e il cuore malandato e così Genny, amore di casa, si occupa di lui con il solo gesto di tenerezza che gli conosciamo.
Nel frattempo Ciro, dominato dalla volontà di potenza, è sempre più nevrotico, non si fida di nessuno, neppure della giovane moglie Deborah che soffocherà con le sue stesse mani. Cerca nuove alleanze per prendersi tutto il potere, il controllo delle piazze di Scampia, ma dentro di sé è fragile, insicuro, un violento che recita nervosamente, sempre sopra le righe come quasi tutti i giovani attori italiani.
Al momento Gomorra 2 procede per storie parallele destinate a breve a scontrarsi più che incontrarsi. Sarà uno scontro di generazioni, oppure come nei drammi del Bardo, l'inevitabile redde rationem tra i due bulli che si sono odiati fin dal primo momento? L'interrogativo ci inchioderà per i prossimi martedì.
Straordinario il modo di filmare il degrado dei quartieri, trasformati in scenari iperrealisti illuminati magistralmente. Meravigliosa la scelta di far emergere dal buio le figure. Una Gomorra ancor più notturna e infernale anche se, ribadiamo, troppa azione è stata sacrificata. Ma non disperiamo.
In questo lirismo dello sfacelo e della morte annunciata persino le canzoni neomelodiche assumono funzione diegetica ovvero suggellano il racconto - sembrando più belle di quello che in realtà sono. Certo è che, nonostante l'avvio incerto, una sola sequenza vale molto di più del prevedibile cinema italiano minimalista di oggi. Almeno qui ci si diverte, si fa il tifo. Ognuno ha il suo delinquente preferito.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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