Lippi: «Mi piacerebbe allenare in Premier League, magari il Chelsea...»

L'ex ct azzurro potrebbe presto tornare su un panchina («ma non in Italia, anche i tornei spagnolo e tedesco sono affascinanti»). Intanto identifica il suo erede («Allegri, mi ricorda il Lippi prima maniera, ma il Napoli può credere nello scudetto») e sugli americani a Roma dice: «Ben vengano se sono un gruppo serio»

Identifica il suo erede in Allegri, pensa a un futuro in panchina ma non in Italia e sceglie la Premier League, magari il Chelsea, come prossima avventura tecnica, è favorevole allo sbarco americano nel calcio italiano. È un Marcello Lippi a tutto tondo quello che rilascia interviste a un'emittente radiofonica (Radio Manà Manà) e a Sky Sport. Segno che sta per tornare ad allenare dopo la disastrosa avventura con la Nazionale nell'ultimo Mondiale in Sudafrica.
«Se dovessi scegliere un erede tra gli allenatori, direi Allegri - sottolinea Lippi -. Mi ricordo nel '94, quando sono andato alla Juve, avevo pressappoco l'età che ha adesso Allegri, 46 anni, tanto entusiasmo, tanta concretezza e tanta determinazione che ho cercato di trasmettere al gruppo col quale lavoravo e sono arrivati dei grandi risultati. In lui rivedo il Lippi prima maniera, l'impatto con la grande squadra e subito i risultati. Non posso che fare gli auguri ad Allegri, ma anche al Napoli e alla stessa Inter che è ancora in ballo per lo scudetto».
Già il Napoli, che ha significato qualcosa nella carriera di Lippi. Ai piedi del Vesuvio c'è ghrande entusiasmo come ai tempi di Maradona e dell'ultimo scudetto. «Può stupire tutti e arrivare al titolo - così l'ex ct dell'Italia -. Ho fatto i complimenti al Napoli perché hanno fatto una programmazione fantastica, di anno in anno sono cresciuti, sono sempre migliorati, hanno aggiunto giocatori importanti. Quest'anno non penso fosse nei loro piani lottare per lo scudetto, ma adesso che sono lì hanno entusiasmo e qualità. Mazzarri è stato bravissimo a forgiare questo gruppo dal punto di vista tecnico, tattico e psicologico. E con la spinta eccezionale del pubblico adesso può succedere di tutto, perciò fanno bene a crederci».
Con le panchine italiane ha chiuso, mentre lo affascina l'Inghilterra. «Allenare mi manca, questo è normale - così Lippi -. I miei sono stati anni intensi, gratificanti, ci sono state anche delle delusioni, ma questo è assolutamente normale, non si può sempre vincere. Sotto questo profilo non posso che ritenermi soddisfatto, ma la voglia di svolgere il mio lavoro ancora c'è. In Italia non farò più l'allenatore, mi piacerebbe molto un'esperienza in Premier League. Il Chelsea? Sarebbe bello. Ma anche guidare una Nazionale non sarebbe male. E poi anche i tornei spagnoli e tedeschi sono belli e affascinanti. Negli ultimi anni, di offerte dall'estero ne sono arrivate un bel po', ma non mi piace fare i nomi della squadre a cui ho detto di no. Quando arriverà qualcosa d'interessante, lo prenderò in considerazione».
Lippi ha parlato anche dell'internazionalizzazione proprietaria del calcio italiano, «aprendo» all'imminente arrivo di Dibenedetto alla Roma. «Si parla spesso di Inghilterra come campionato modello: molte società in Premier sono di proprietà di tailandesi, arabi e americani. Se arriva un gruppo serio, che fa diventare grande una squadra italiana, è il benvenuto». Infine l'ex ct azzurro parla anche del lavoro del suo successore Prandelli. «Vedo tanto entusiasmo, grande partecipazione, voglia di stare insieme e una buona qualità, nonostante non sia facile.

Non fu facile per me nel 2006 e non è facile adesso per Prandelli perché nelle grandi squadre ci sono tantissimi giocatori stranieri e quindi bisogna andare a cercare i giocatori nelle squadre cosiddette di «seconda fascia». Di giocatori italiani bravi ce ne sono, vedo delle cose buone perciò non posso che augurare a Prandelli e al suo gruppo di ripetere le cose che abbiamo fatto sei anni fa».

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