Guardate bene la Corea del Nord volgendo il cannocchiale verso il futuro, e vedrete Teheran. Guardate i tormenti dei dissidenti nordcoreani e vedrete la lapidazione delle donne iraniane, considerate la determinazione nordcoreana nell’imporre al mondo il suo regime nazista con lo spauracchio della bomba atomica e vedrete chiaro il programma di Ahmadinejad.
Forse la più spaventevole testimonianza che nel mondo contemporaneo sia dato ascoltare è quella di un sopravvissuto al campo di concentramento nordcoreano: chi scrive ne ha avuto l’occasione, e qui si dirà soltanto che la storia di torture, di uccisioni, di fame (spiace assai ricordarlo) fino all’antropofagia dentro le famiglie dei prigionieri, sono altrettante indicazioni di quanto quel regime basi la sua sopravvivenza sul terrore. Il totalitarismo di quel tipo, però, sa di non piacere, di avere dei nemici che lo vogliono morto perché lo considerano pericoloso. Ed ecco la sua assicurazione sulla vita: la bomba atomica. Quando ce l’hai puoi fare quello che ti pare e uscirne solo con qualche parolina di biasimo. In Corea del Sud il bilancio è ormai di quattro morti, di cui due civili, e di diciotto feriti, le esplosioni sono state veri atti di guerra: ma Ban Ki Moon si limita a essere «molto preoccupato», Obama sostiene che «l’incidente è grave», tutti e due chiedono «alle parti», mentre si sa benissimo che l’unica parte aggressiva è quella del Nord, di «agire con moderazione»; la Germania pure è «preoccupata» e il Giappone «si prepara per qualsiasi eventualità». Tutti si preoccupano, ma dalle reazioni del mondo il regime di Pyongyang capisce che si tratta di una preoccupazione che somiglia alla paura e che è per questo che i toni sono morbidi; il Consiglio di Sicurezza per ora non si muove e di fatto la Corea del Sud viene abbandonata a se stessa con tante raccomandazioni di stare calmo.
È la bomba atomica, stupido. Un giorno questo accadrà anche con l’Iran, il giorno in cui il regime degli ayatollah avrà pronte le sue testate atomiche puntate su Israele, sull’Europa e oltre. L’Iran spesso reclama alcune isole del Golfo Persico, e con la bomba atomica il Golfo intero risveglierà i suoi appetiti; l’Irak, il naturale nemico dell’Iran, tremerà di paura a rischio continuo di invasione, mentre l’Arabia Saudita che sarà certamente «molto preoccupata», tuttavia non scenderà in campo e si limiterà ad accelerare gli sforzi per diventare quanto prima un Paese nucleare a sua volta. Lo stesso farà, a ogni buon conto, l’Egitto, anch’esso Paese sunnita, e la Giordania, ma senza far rumore, per non irritare gli ayatollah atomici. E Israele avrà per vicini i rappresentanti degli iraniani sia a sud che a nord. Gli Hezbollah potranno usare i loro missili senza paura della risposta israeliana, e anche Hamas, a sud, mirerà su Tel Aviv senza temere l’esercito israeliano, adagiata su un tappeto persiano fatto di neutroni.
Non è un caso che Pyongyang e Teheran vadano d’accordo, unite in quello che giustamente viene chiamato l’asse del male: la loro natura totalitaria le rende aggressive e pazzoidi.
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