Teheran - Tensione altissima per tutto il giorno a Teheran, dopo battaglia fra polizia e oppositori del regime esplosa con violenza sabato. La tv di Stato iraniana riferisce che nella manifestazione dei sostenitori del candidato di opposizione Mir Hossein Mousavi sono morte dieci persone. I feriti sono oltre cento. Secondo la Cnn, che cita fonti ospedaliere, sarebbero invece almeno 19 i morti. La Press Tv iraniana aveva affermato in precedenza che 13 persone erano morte negli scontri con "terroristi". L’emittente satellitare di Stato che trasmette in lingua inglese, ha specificato le circostanze dei decessi. In precedenzaaveva parlato di diverse vittime in un incendio appiccato dai manifestanti a una moschea, poi però ha smentito che vi fossero state vittime.
Migliaia ancora in piazza a Teheran Le proteste contro il regime iraniano sono continuate anche oggi, per l'ottavo giorno consecutivo. Lo riporta la Cnn sul suo sito, affermando che la manifestazione di oggi sembra non sia accompagnata da violenze. Un video amatoriale, comparso anche su YouTube con la data di oggi, mostra una grande folla ripresa dall'alto di un edificio. La gente marcia composta in un viale del centro non meglio identificato al grido incessante di "Non abbiate paura, siamo uniti" e di "Morte al dittatore". In un blog di Twitter dedicato all'Iran si parla di 50.000 dimostranti che avrebbero sfilato oggi davanti alla sede delle Nazioni Unite nello Shahrzad Boulevard a Teheran. Secondo quanto riporta la Cnn, un'altra manifestazione di protesta ha avuto luogo nella Università Azad. Il sito della tv americana scrive che, secondo alcuni testimoni, migliaia di poliziotti in tenuta antisommossa sono schierati lungo le strade della città ma che non sono in vista mezzi blindati.
Secondo i siti web e i social network iraniani nella capitale Teheran e in altre città vi sarebbero stati almeno 19 morti; sempre stando alle stesse fonti numerosi feriti sarebbero stati accolti presso delle Ambasciate straniere, ora però bloccate dai «basij» che impediscono l’accesso agli edifici; durante la notte le stesse milizie avrebbero inoltre compito dei rastrellamenti casa per casa in alcuni quartieri di Teheran.
Il presidente del parlamento iraniano, il conservatore Ali Larijani, ha chiesto che siano ascoltati coloro che mettono in dubbio il risultato ufficiale delle elezioni presidenziali e ha posto in discussione implicitamente l’imparzialità del Consiglio dei Guardiani, incaricato di sovrintendere alla regolarità del voto. Lo riferisce la Press Tv. Parlando in diretta alla televisione di Stato, Larijani ha affermato che «una maggioranza di gente è dell’opinione che i veri risultati elettorali siano diversi da quelli annunciati ufficialmente». "L’opinione di questa maggioranza - ha aggiunto - deve essere rispettata e bisogna distinguerla da coloro che creano disordini e dai miscredenti». "Sebbene il Consiglio dei Guardiani - ha detto ancora Larijani, secondo PressTv - sia composto da personalità religiose, auspico che certi membri non prendano le parti di un certo candidato presidenziale".
Frattini: Teheran lavori per la pace "Siamo preoccupati e particolarmente addolorati per le violenze e la perdita di vite umane" in Iran e "chiediamo pertanto al governo iraniano di adoperarsi con urgenza per creare le condizioni per una composizione pacifica della crisi interna". Lo ha detto il ministro degli esteri Franco Frattini che invita a cessare le violenze ed evitare ulteriori spargimenti di sangue. "Le violenze sono comunque nemiche dell'Iran, della sua storia e lunga tradizione", ha detto Frattini in una nota..
Ahmadinejad: basta interferenze di Usa e Gb Il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad ha intimato a Stati Uniti e Gran Bretagna di cessare ogni interferenza negli affari interni della Repubblica Islamica. "Considerando le vostre sconsiderate affermazioni, non potete più essere considerati degli amici della nazione iraniana. Pertanto vi consiglio: correggete il vostro atteggiamento fatto di ingerenze", ha detto Ahmadinejad parlando a un consesso di chierici e insegnati. Il riferimento è alle critiche che numerosi paesi occidentali hanno rivolto alle autorità iraniane per lo svolgimento delle elezioni e il rifiuto di accogliere le richieste dell'opposizione.
Mottaki accusa Londra "È da oltre due anni che la Gran Bretagna complotta per sovvertire i risultati delle elezioni presidenziali del 12 giugno": lo ha affermato il ministro degli Esteri iraniano Manucher Mottaki, intervistato da Press Tv. Nel periodo precedente allo scrutinio - vinto dal Presidente uscente Mahmoud Ahmedinejad ma il cui esito è stato contestato dal candidato riformista Mir Hossein Mousavi - "abbiamo osservato un aumento dell’afflusso di persone provenienti della Gran Bretagna", ha proseguito Mottaki, alludendo alla possibile presenza di "elementi legati ai servizi segreti" del Regno Unito. Londra "voleva che nessuno andasse a votare, questa era la linea dei mezzi di informazione britannici". Venerdì era stato la guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, ad accusare i Paesi occidentali e in particolare il governo britannico di ingerenza negli affari interni iraniani.
Miliband: nessun complotto Per il ministro degli Esteri britannico Miliband l'accusa di Mottaki altro non è che un modo per "trasformare una disputa tra gli iraniani riguardo all'esito delle elezioni in una battaglia tra l'Iran e gli altri Paesi, la Gran Bretagna in particolare". "Respingo categoricamente l'idea che i manifestanti in Iran siano manipolati o motivati da Paesi stranieri. Il Regno Unito è fermissimo nel sostenere che spetta al popolo iraniano scegliere il suo governo". E riguardo alla sanguinosa repressione delle proteste, il ministro britannico ha affermato: "Condanno la continua violenza contro coloro che cercano di esercitare il loro diritto alla libera espressione. Tutto questo può solo danneggiare l'immagine dell'Iran nel mondo: gettare la colpa sugli stranieri non è una giustificazione".
Arrestata la figlia di Rafsanjani Haezeh Hashemi, la figlia dell'ex presidente iraniano Akbar Hashemi Rafsanjani, è stata arrestata insieme con sua figlia e altri tre membri della famiglia (tutti i suoi congiunti sono stati liberati in serata), secondo quanto scrive oggi l'agenzia Fars, vicina al governo del presidente Mahmud Ahmadinejad. Faezeh Hashemi aveva partecipato nei giorni scorsi a diverse manifestazioni dei sostenitori dell'ex candidato moderato alle presidenziali, Mir Hossein Mussavi, di cui Rafsanjani è considerato fra i principali sponsor. Faezeh Hashemi e gli altri quattro membri della sua famiglia, aggiunge la Fars, sono accusati di avere partecipato ad un raduno illegale ieri nel centro di Teheran, durante il quale sono scoppiati gravi incidenti, e di avere "provocato e incoraggiato i rivoltosi". Una fonte delle forze di sicurezza, citato sempre dalla Fars, ha detto invece che la donna e gli altri membri della famiglia sono stati portati in una stazione di polizia "per la loro stessa sicurezza".
Monito di Khatami: rilasciare gli arrestati Vietare le manifestazioni di piazza potrebbe avere "pericolose conseguenze" e addebitare la crisi iraniana ad un complotto delle potenze straniere è "indicazione di una falsa politica". Con queste dichiarazioni l'ex presidente riformista Mohammad Khatami, appartenente al clero sciita con il titolo intermedio di hojatoleslam, è uscito allo scoperto nella disputa che è arrivata ad investire l'establishment del regime islamico. Khatami chiede "l'immediato rilascio di tutti gli arrestati durante le proteste", ritenendo che ciò "può calmare la situazione nel Paese". E chiede alle autorità di "rispettare i diritti del popolo".
Espulso il corrispondente della Bbc Il corrispondente della Bbc da Teheran, John Leyne, è stato espulso dall'Iran, secondo quanto riferisce l'agenzia Fars, vicina al governo del presidente Mahmud Ahmadinejad, aggiungendo che al giornalista sono state date 24 ore per partire. Leyne, aggiunge la Fars, è stato espulso per "avere inviato false notizie e reportage, avere sostenuto i rivoltosi, avere calpestato i diritti della nazione iraniana e avere ignorato i principi morali della professione".
Montazeri: la religione vieta di resistere al popolo Il grande ayatollah dissidente Hossein Ali' Montazeri, rivale della guida suprema Ali' Khamenei, ha detto che resistere alle richieste del popolo sulle elezioni e' proibito dalla religione. Lo ha affermato in una dichiarazione, nella quale chiede anche tre giorni di lutto nazionale per i manifestanti uccisi.
Moussavi: un diritto la protesta contro i brogli L'ex candidato alle presidenziali Moussavi ha sostenuto oggi che sono legittime le proteste popolari "contro le frodi e le bugie".
In un comunicato diffuso attraverso il suo sito web, Mussavi afferma che "il paese è in lutto per quelli che sono stati uccisi nelle proteste, vi chiedo di restare calmi'. "Nella vostra protesta dimostrate autocontrollo" e, rivolto alle forze di sicurezza aggiunge: "Mi aspetto che le forze armate evitino danni irreversibili".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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