La lista di Grillo? Ha sostituito su Internet il Partito della bistecca

Caro Granzotto, mi sento di doverle dire che in base ai recenti buoni risultati elettorali della lista di Grillo la sua analisi sull’incidenza dei blog nella formazione dell’opinione pubblica pecca un po’ di superficialità. Lei ama dire «carta canta» e questa volta la carta canta a favore del web. Ne conviene?
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Dovrei? Le liste che si richiamavano al comico Beppe Grillo hanno racimolato qualcosa come 400mila voti che non son certo da buttar via, ma restano pur sempre 400mila su 26 milioni e rotti di suffragi espressi. Cioè niente. Va aggiunto che una buona parte dei consensi Grillo li ha racimolati tra i «No Tav» della Valsusa, i quali hanno appunto votato «No Tav» e non Grillo. Ci sono poi i voti degli elettori di sinistra che per protesta o per stanchezza nei confronti di una politica troppo parolaia hanno dato la preferenza a una lista «eretica» e sfottente. Non è una novità: nei primi anni Sessanta riscosse un certo successo, a Roma e dintorni, il «Partito della bistecca» (lo slogan: ogni giorno una bistecca sulla tavola degli italiani) che credo possa vantare la primogenitura fra le liste «di disturbo». Naturalmente Beppe Grillo ha avuto anche i voti dei suoi fans, di quanti lo seguono sul blog, ma tolti i «No Tav» e gli irridenti, quanti ne restano? Un calcolo che ovviamente non interessa la sinistra, la quale, ormai affetta da marasma mentale, ha preso a pretesto quel pugno di voti per Grillo per decretare il trionfo del web. Questo perché nel giochino destra-sinistra (ricorda? Gli slip sono di destra e i boxer di sinistra, il collant è di destra e le autoreggenti di sinistra... ) la Rete, i social network e i blog in particolare, risulterebbero essere di sinistra. In generale l’uso di Internet - strumento della democrazia diretta! - sarebbe di sinistra. E le cose di sinistra, si sa, trionfano o trionferanno sempre, come la bandiera rossa.
Aggiunga la leggenda metropolitana che vorrebbe sia stato il web a decretare la vittoria di Barack Obama alle presidenziali americane (quel che è vero e che Internet ha di molto contribuito a rimpolpare, tramite centinaia di migliaia di piccole donazioni, il gigantesco fondo elettorale del candidato. Come macchina per tirar su palanche il web è efficacissimo. E Beppe Grillo lo sa benissimo). Ci metta anche quel perdurante ticchio della sinistra che la porta a farsi continuamente sedurre da un uomo nuovo (Prodi, Veltroni, Vendola) o un nuovo strumento (i girotondi, le primarie, i gazebo) che ritiene possano condurla alla conquista del potere e capirà il perché di tutto questo trionfalismo per i 400mila voti di Grillo. Una volta era il «popolo del fax» a mandare in estasi i «sinceri democratici». Oggi è il «popolo dei blog». Il primo non ha lasciato traccia né ha pesato nell’orientamento dell’opinione pubblica. Il secondo seguirà a ruota. Sono poco più di otto milioni, caro Monti, le utenze con connessione a Internet ad alta velocità, quella che permette di interagire - l’essenza dei blog - senza perderci la giornata.

Cifre certe non ce ne sono, ma a sentire gli addetti ai lavori il grosso delle connessioni si concentra nelle ore di ufficio ed è quindi presumibile che ciò avvenga su computer aziendali. Sono dati poco incoraggianti per chi crede (o spera) nella «rivoluzione del web». Un domani o un dopodomani forse, chissà. Nessuno può escluderlo. Ma per ora siamo al campa cavallo.

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