Era stato presentato come il ponte di Ferragosto allinsegna delle saracinesche alzate, dei negozi aperti a macchia di leopardo e senza rischi di buchi neri. Esercenti del centro con facoltà di lavorare anche il 15, grande distribuzione a sopperire alla fuga in massa dei «piccoli» nei quartieri residenziali e in periferia, tanto sabato quanto domenica. Una specie di svolta per il recidivo metropolitano, che non aveva motivo di preoccuparsi e di sentirsi in dovere di fare scorte di viveri. La realtà, però, ha smentito in pieno le previsioni, mentre la Città Eterna ha assunto le sembianze di un deserto dello shopping, alimentare e non.
Ore 10 di ieri: ci spostiamo dalla stazione Termini verso il raccordo alla ricerca di un supermercato o di un qualsiasi altro negozio dove comprare un litro di latte, un po di pane, della frutta e lo stretto necessario per un semplice pranzo casalingo. Nessuna pretesa di troppo, la situazione non lo consente ed è il contorno a sconsigliarlo: tutto sbarrato e nessuno in giro, ci manca solo la balla di fieno sospinta dal vento e lo stereotipo del nulla è completo. Non rimane che una scelta, obbligata: rivolgersi alla grande e grandissima distribuzione. Quella che non tradisce mai, nemmeno quando piove a dirotto, quando le luci di Natale sono un po ovunque o le uova di Pasqua hanno già svelato i loro segreti di cioccolato. Prenestina, tangenziale Est, A24, freccia a destra al casello Ponte di Nona, 80 centesimi di pedaggio. Il centro commerciale «Romaest» rassicura già di suo con quella sagoma futuristica e slanciata, ma il sollievo dura poco, giusto il tempo di svanire davanti a un cordone bordeaux retto da paletti gialli che suggerisce lamaro verdetto: «La galleria è chiusa, solo il cinema è aperto». Lo dice ad alta voce un signore nellassolato parcheggio allaperto, livello +3. Come noi, come lui in tanti, almeno una dozzina di vetture solo in quel momento, certi di trovare lipermercato a propria disposizione. «LEurospin di Lunghezza sarà senzaltro aperto», propone allora una signora molto elegante. «Ma no, meglio lAuchan della Bufalotta, lì andiamo sul sicuro», si intromette un anziano abbronzato in canottiera e pantaloncini.
Bene, si va tutti lì: si crea una strana solidarietà tra i romani da «Ferragosto a Roma», si finisce per fare squadra. Una carovana scuce altri 80 centesimi e ritorna sullautostrada, prende il Gra e marciando compatta raggiunge il gigante nei pressi della Salaria. Cè movimento, sembra fatta, ma è unaltra illusione. All«Ikea» si va verso il pienone, «certo che sono stakanovisti questi svedesi», ma il supermercato e tutti i negozi sono off-limits, i parcheggi daccesso diretti sbarrati con le transenne. Qualcuno si accontenta di cercare quella mensola che voleva comprare da tempo e pranzare del salmone affumicato, altri si rigettano nella battuta di caccia. Che, oramai, ha tutte le caratteristiche della sfida. Ancora «Auchan», stavolta di Casal Bertone, ma niente di fatto, come sulla Collatina. Stessa scena al «Carrefour» della Romanina e ai «Panorama» di Aurelia e Boccea. Ma è nei pressi della Tiburtina che arriva la beffa suprema seguita dallinsperato riscatto: il «Lidl» di via Galla Placidia ha le saracinesche alzate e il cancello socchiuso. Dentro un po di macchine e qualche essere umano. Prendiamo il carrello, ma ancora una volta andiamo a sbattere contro il verdetto di chi ci precede: «Non cè nessuno dentro, non si entra», ci comunica Anna scuotendo la testa. Eppure è svoltando langolo, un attimo prima della resa, che incontriamo loasi e il miraggio insieme: una panetteria-pasticceria-gastronomia con le porte spalancate e i suoi odori festivi, lunica nel raggio di chilometri. Presa dassalto, anche da altri quartieri.
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