La macelleria Corino, storico negozio di via Lomellini, la cui presenza è documentata a partire dai primi anni venti del '900, colpevolmente dimenticata e per troppo tempo, dalle istituzioni locali (ma è di ieri la visita del presidente della Regione Claudio Burlando), rischia di chiudere per sempre. «Tre anni fa ci è stato notificato lo sfratto - racconta amareggiata Laura Corino, figlia del titolare Elio - Abbiamo provato ad opporci, tramite diversi ricorsi presentati dai nostri avvocati, e siamo arrivati fino ad oggi. Il 31 dicembre scade il termine definitivo e saremo costretti ad abbandonare la nostra attività». Testimonianza diretta della lunga storia della bottega è il robusto bancone in marmo, anch'esso risalente almeno al 1920, finemente lavorato a mano, con due teste di bue in rilievo, posizionate specularmente ai lati e con al centro, intarsiata nel marmo, la lettera A, iniziale del fondatore, il signor Assereto.
La macelleria, si trova in un Palazzo, il civico 15, di proprietà del marchese Catteneo Adorno. L'intenzione dei proprietari è quella di ristrutturare lo stabile e riqualificarlo, così come è stato fatto per il civico 8 e per l'attigua piazzetta. «Siamo costretti a dare lo sfratto alla macelleria Corino per ovvi motivi: i lavori di ristrutturazione dureranno 4-5 anni e non possono essere svolti con gli inquilini dentro», spiega Filippo Serra, amministratore della società Saia, che gestisce il patrimonio immobiliare della famiglia Cattaneo Adorno. Interpellato sul destino del prestigioso bancone, Serra assicura che verrà salvato ma, in fondo, rivela lo scarso interesse della proprietà: «Noi siamo disposti a tenerlo, ma ci farebbe piacere che qualcuno se ne facesse carico, ad esempio potrebbe essere ospitato in un'altra macelleria o in un locale adeguato».
Il negozio, secondo i titolari, non è mai stato riconosciuto «bottega storica» a causa delle forti resistenze dei proprietari che temono qualunque forma di vincolo. Nell'ormai lontano 1997, il signor Corino ricevette una lettera dalle due Soprintendenze, per i Beni Ambientali e Architettonici e per i Beni Artistici e Storici, in cui si dichiarava ufficialmente l'intenzione di «... intraprendere un'azione congiunta di tutela e vincolo degli esercizi commerciali di maggior pregio tuttora esistenti in città. Essa riguarda sia le strutture architettoniche esterne, sia gli arredi interni... A tal fine verrà avviata una preliminare campagna di catalogazione e documentazione fotografica...». La missiva è datata 30 gennaio 1997. In quel periodo, come ricorda Elio, «un'esperta della Soprintendenza passò in negozio e mostrò anche un certo interesse, soprattutto per il bancone, ma da allora non abbiamo più ricevuto la visita di nessuno». «C'è stato il silenzio assoluto, fino alla primavera dell'anno scorso quando, improvvisamente, siamo finiti sulle prime pagine dei giornali grazie alla mobilitazione generale promossa da alcuni nostri clienti e una raccolta di firme», aggiunge la figlia Laura.
Ma dopo 13 lunghi anni, quando le chance di salvezza si riducono al lumicino, Luce Tondi, Soprintendenza per i Beni Architettonici, rivela: «Per quanto riguarda la macelleria Corino, stiamo procedendo, in accordo con la Soprintendenza per i Beni Storici e Artistici, per salvaguardare il negozio, considerato d'interesse storico, attraverso l'apposizione di un vincolo a garanzia della preservazione della bottega e degli arredi originari».
Come conferma Caterina Olcese, Soprintendenza Beni Storici e Artistici, che realizzò, ormai parecchio tempo fa, la relazione sul negozio dei Corino, «il vincolo perché funzioni a dovere, dal punto di vista della tutela, deve essere un'operazione congiunta. I problemi nascono dai rapporti tra proprietari dei muri e gestori delle botteghe, che spesso sono soggetti differenti, ma costretti a convivere». I vincoli ufficiali, finora applicati solo ai due negozi storici di Romanengo, hanno subito numerosi ricorsi, comunque sempre vinti dalla Soprintendenza.
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