«Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione», recita il primo comma dell’art. 21 della Costituzione: anche un deputato democraticamente eletto, anche il direttore del giornale che gli pubblica un’opinione non retribuita. E invece no: con una sentenza che ha pochi precedenti nei secoli venuti dopo la Rivoluzione francese, l’Ordine dei giornalisti ha sospeso per due mesi Alessandro Sallusti, colpevole di aver pubblicato alcuni interventi di Renato Farina, a sua volta radiato dall’Ordine per aver collaborato con i servizi segreti, e diventato nel frattempo parlamentare. «È in atto una vera e propria persecuzione giudiziaria - ha commentato Sallusti- nei confronti dei giornalisti del Giornale .
È una sentenza vergognosa e inconcepibile: Farina era stato radiato dall’Ordine, si era dimesso, non ha ricevuto un centesimo per i suoi articoli ». Sallusti ha ragione, ma in questa battaglia è facile prevedere che rimarrà solo, come solo è rimasto prima di lui Vittorio Feltri. E il motivo è molto semplice: la corporazione dei giorna-listi, le cui emanazioni burocratiche- l’Ordine e il sindacato - hanno il compito di eternarne i privilegi, naturalmente nel sacro nome della libertà di stampa, non ha mai tollerato il berlusconismo applicato ai giornali. Troppo violento, troppo volgare, troppo fazioso: o forse, banalmente, meno ipocrita e più diretto di altre scuole giornalistiche che vanno invece per la maggiore.
Il Giornale e Libero non sanno come ci si comporta in società, ruttano a tavola davanti all’ambasciatore, mangiano con le mani e porgono sempre al sommelier il bicchiere sbagliato: e questo non è tollerabile dalla corporazione. Il giornalismo in Italia ha sempre fiancheggiato il potere politico ed è sempre stato stipendiato dai grandi gruppi industriali e finanziari: storicamente, la libertà di stampa si è dunque sempre configurata come la libertà di criticare gli avversari e i nemici del proprio padrone (economico o politico non fa differenza). Siccome però i padroni alla fin fine sono tutti amici, la polemica in Italia dev’essere sempre garbata, misurata, elegante, e soprattutto reversibile in caso di nuove, sempre possibili alleanze. I giornali e i giornalisti berlusconiani hanno mandato all' aria questo stucchevole teatrino, dove le marionette incipriate tirano di fioretto tra i gridolini d'eccitazione del pubblico bene educato, e hanno rovesciato il tavolo. Hanno combattuto le loro battaglie giuste o sbagliate, le hanno prese e le hanno date di santa ragione, hanno scritto un saccodi sciocchezze fra molte verità, hanno fatto un gran casino e hanno aumentato vistosamente le copie.
Diciamo la verità: la destra prima di Feltri leggeva tutt’al più il rotocalco dal barbiere. Oggi compra tre quotidiani, e non ha nessuna intenzione di rinunciarvi, nonostante i richiami all’Ordine. Istituito nel 1963 per sostituire l'albo professionale obbligatorio inventato da Mussolini nel 1925, l’Ordine è anticostituzionale, perché limita oggettivamente l'esercizio dei diritti previsti dall’art. 21 e in particolare dal secondo comma («La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure»). In un Paese libero non servono esami e tesserini per esprimere il proprio pensiero, né possono esistere i reati d'opinione. In Italia invece li abbiamo quasi tutti, dalla diffamazione al vilipendio della bandiera: ma poiché l'azione penale è più aleatoria del Superenalotto, anche i reati d'opinione valgono soltanto se a commetterli sono i «cattivi ». I «buoni» possono pubblicare, giustamente, tutto ciò che vogliono. Nessun magistrato ordinerà di perquisire la loro abitazione o di mettersi in mutande davanti ad un carabiniere, nessun Ordine li sospenderà per «compromissione della dignità professionale » (questa la colpa del «cattivo » che dirige questo quotidiano). Sallusti rimarrà solo nella sua battaglia per la libertà d'espressione perché della libertà d'espressione in Italia non importa a nessuno.
I politici di destra e di centro e di sinistra se ne servono come di un'arma contundente, i padroni dei giornali la usano come strumento di pressione e di
ricatto, i magistrati condannano e assolvono secondo le preferenze del momento, all' Ordine interessa soltanto mantenere sigillato l'accesso alla professione e il sindacato continua a lottare eroicamente contro i computer.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.