da Sachsering (Germania)
A un certo punto, Jorge Lorenzo ha avuto il coraggio di avere paura. Un po' come fece Niky Lauda nel 1976 al Fuji. È vero, quell'ammissione fu decisamente più pesante, perché costò al pilota della Ferrari il mondiale e fu la conseguenza di un terribile incidente al Nurburgring, dove Lauda rischiò di finire carbonizzato. Ma anche l'ammissione di Lorenzo è stata significativa, perché arrivata dopo un inizio in MotoGP trionfale, con il pivello campione del mondo della 250 capace di conquistare tre podi, compresa una vittoria. Ma dal GP successivo, in Cina, ecco che sono iniziati i guai.
Quattro cadute in cinque gare, delle quali una pazzesca a Le Mans, dove pure Lorenzo conquistò il secondo posto: «Ho avuto paura di morire» dirà poi onestamente, qualche settimana dopo, quando il timore lo ha consigliato di fermarsi, di saltare il GP di Catalunya, dopo l'ennesima scivolata. Una pausa di riflessione necessaria ed appropriata e quando Lorenzo è tornato in sella in Gran Bretagna, la ragione ha preso il sopravvento sull'istinto. Adesso, dopo due Gp interlocutori - sesto al traguardo in entrambe le occasioni -, Jorge è pronto a tornare il solito Jorge. «Dopo l'incidente in Cina (si ruppe entrambi i piedi, ndr) - racconta - non ho più potuto allenarmi fino a settimana scorsa. Adesso sto meglio, ho recuperato dagli infortuni».
Ma è soprattutto dentro all'anima che Lorenzo è tornato pilota a tutti gli effetti. «A Donington non ero io, ero un po' estraniato, un po' filosofo. Ma adesso è ora di pensare solamente a dare gas».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.