Ma loro vorrebbero rimanere divisi

La politica li vorrebbe uniti, almeno adesso, almeno da morti. Ma loro, c’è da credere, preferirebbero rimanere divisi, anche adesso, anche da morti.
Le ragioni di chi scelse di combattere nelle bande partigiane e quelle di chi si arruolò nelle file della Repubblica di Salò non sono, neppure oggi, equiparabili. Partigiani e “repubblichini” non erano soldati di eserciti o nazioni nemiche. Erano qualcosa di peggio: fratelli che combatterono una guerra civile. Le visioni del mondo per le quali sacrificarono la giovinezza e magari la vita erano e rimangono inconciliabili. I caduti possono essere anche tutti uguali, ma le ragioni per le quali sono morti no.

E la politica, dopo che per sessant’anni ha tenuto in vita per motivi ideologici (e di voto) la fiamma dell’antifascismo e lo spettro del fascismo, non può d’autorità imporre una riconciliazione post mortem, che profuma d’ipocrisia. Prima occorre riconoscere da una parte e dall’altra - sempre che qualcuno ne abbia il coraggio - la medesima (...)

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