Il ritmo sale, la festa si accende. Il festival LatinoAmericando Expo 2010 entra a grandi passi nel cuore dell'estate e punta i riflettori su due assolute star del cartellone che in questa stagione porterà i colori e l'anima dell'America Latina al Mediolanum Forum di Assago, fino al 16 agosto. Oggi e domani (ore 21.30, ingresso 12 euro, info: 0322.47679) sono attesi sulla piazza milanese Oscar D'Leon - artista venezuelano tra i più conosciuti al mondo, oltre cinquanta album all'attivo, almeno dieci dischi d'oro e Grammy Award a pioggia nel suo palmares - e la latin band dei Los Lobos, direttamente da Los Angeles, celeberrima per la loro versione de La Bamba, brano storico folk messicano già interpretato da artisti come Harry Belafonte e Ritchie Valens. Chi è sui quaranta certo non ha dimenticato il coinvolgimento dei Lupi (questo il significato della parola lobo in spagnolo) nella colonna sonora del film omonimo della canzone (1987), che per l'appunto rievocava la carriera di Ritchie Valens. Stasera dunque il palcoscenico del Forum sarà tutto per le suadenti melodie e le ondulate percussioni in stile cubano di Oscar D'Leon, originale showman storicamente influenzato dai suoni delle isole caraibiche e dalla frequentazione musicale nella New York anni Settanta. Nel 2007 il suo album Funzionando ha vinto il Latin Grammy Award come «Migliore Album Tropicale Contemporaneo» e non è un caso che gli appassionati lo chiamino «el Rey de los soneros». Più conosciuti al grande pubblico non necessariamente latino, i Los Lobos, anche per quella loro naturale e astuta commistione di generi che fanno esplodere nella loro musica: tex-mex, folk latino, rock'n'roll, un pizzico di blues: insomma, c'è parecchio nel bagaglio del quintetto formato da David Hidalgo, Cesar Rosas, Louie Pérez, Conrad Lozano e Steve Berlin. Proprio Berlin, saxofonista e tastierista nonché produttore di artisti come R.E.M. e il leggendario bluesman John Lee Hooker, ha raccontato un po' di sé e della band alla vigilia del concerto del 4 luglio. Una data molto particolare per la band americana, l'Independence Day. Un'occasione per raccontare il proprio melting pot fatto di varie Americhe: «Ma anche lontano da casa - spiega divertito Berlin - non perdiamo i nostri poteri. E comunque sì, noi siamo un simbolo di come ci si possa unire tra culture diverse, latini e nordamericani. Ma non ne abbiamo mai fatta una questione di insegnamento, o di politica. Lasciamo parlare la musica. È lei che unisce genti diverse. Noi suoniamo, ci divertiamo dal 1973, sono ormai 37 anni». Una parabola invidiabile in un mondo, quello dello showbiz musicale, che logora tutto. «Gli anni sono passati - prosegue Steve Berlin - e anche la nostra audience è cambiata. Con gli anni ci siamo accorti che, agli inizi, il pubblico aveva la nostra stessa età. Ora sotto il palco ci sono adulti e giovanissimi. Forse questo ti porta a essere più consapevole di quello che fai. Prima eravamo più istintivi. Il nostro approccio musicale però è rimasto lo stesso. Se siamo rimasti puri? Da questo punto di vista, sì». E poi c'è quella canzone, La Bamba, che li ha consacrati e della quale, forse, solo loro conoscono il segreto più recondito. Berlin sorride ancora: «Il mistero de La Bamba resta tale. L'orecchio può dire che è semplice, si affida ad accordi elementari. Ha echi di blues, di country e di rock'n'roll.
Se c'è un segreto è che parla a tutte le culture». E a proposito di blues, Berlin ne sa qualcosa avendo lavorato accanto a John Lee Hooker, compianto vegliardo del blues più nero: «Un uomo che non dimenticherò mai - conclude Berlin -. Resterà per sempre una leggenda».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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