Lotta ai graffitari: davanti al giudice i primi cinque writer

Il Comune si costituisce parte civile in tribunale: «Per pulire i muri abbiamo speso 25 milioni»

È soddisfatto il vicesindaco Riccardo De Corato che vede concretizzarsi il suo impegno nella lotta contro i writer. A giugno infatti andranno a giudizio i primi cinque graffitari pizzicati con la bomboletta in mano dal nucleo speciale antigraffiti. Si tratta di quattro italiani e di un brasiliano, tutti maggiorenni, rei di aver imbrattato una parete del Duomo, una vetrata della Rotonda della Besana, il muro di una scuola in via Baravalle all’angolo con via Tabacci e un edificio privato in via Gian Galeazzo. I ragazzi, alcuni in realtà già uomini, come il graffitaro colto in flagranza di reato davanti alla Rotonda della Besana che ha 33 anni, compariranno a giugno davanti al giudice di pace. In tribunale ci sarà anche il Comune che ha deciso di costituirsi parte civile, contando nell’effetto deterrente per il futuro, ma anche di rivedere qualche euro. Una goccia nell’acqua rispetto a quei 25 milioni di euro usciti dalle casse di Palazzo Marino per ripulire i palazzi della città, 53mila in tutto. «A questi 25 milioni, che non sono certo poca cosa - ha commentato De Corato - va aggiunto il monte ore di straordinari e notturni che paghiamo alla task force della polizia locale». È da un anno e mezzo infatti che 18 agenti della polizia locale battono a tappeto la città «a caccia di writer» sotto la guida di Marco Luciani: finora ne hanno segnalati 43. «La speranza - continua il vicesindaco - è che i giudici siano abbastanza severi». Allusione non troppo obliqua alla procura, che aveva definito questi reati «bagatelle». «Altro che bagatelle - continua De Corato - siamo in presenza della violazione dell’articolo del 369 del codice penale che prevede una sanzione massima di 2582 euro e la reclusione fino a 30 giorni. Non solo, per quanto riguarda il Duomo e la Rotonda della Besana c’è anche l’aggravante del valore storico artistico degli edifici». Edifici storici o meno, la legge prevede una distinzione piuttosto rilevante: se i palazzi imbrattati sono nel centro storico, ovvero all’interno delle mura spagnole, si può procedere d’ufficio contro i vandali, se sono fuori è necessaria la querela di parte. Il vicesindaco non perde occasione per rilanciare il suo appello agli amministratori di condominio, «li invitiamo a sporgere querela, anche contro ignoti, se il proprio palazzo viene ricoperto di scritte e scarabocchi, altrimenti non si potrà procedere contro i vandali, una volta identificati». «Il nucleo Decoro dei vigili - spiega Emiliano Bezzon, comandante dei vigili - è in grado di riconoscere tags, simboli e grafia e di risalire agli autori».
In un incontro tra Comune e Anaci si è stabilito che le polizze condominiali prevedano la tutela legale, compreso il ricorso al giudice di pace. Ecco allora che un’alternativa alla querela da parte dei condomini c’è: una volta che la polizia locale segnala il reato, il ricorso presentato da un legale, nominato dal condominio, prevede l’obbligo per i giudici di pace a fissare l’udienza entro 90 giorni.


Insomma i writer si preparino al peggio: dopo Pasqua, infatti, dovrà essere discusso alla Camera il testo del ddl sulla sicurezza che contiene anche provvedimenti contro i writer: oltre alla sanzione, che diventerebbe più salata - fino a 1000 euro per chi imbratta un palazzo qualsiasi e da 1000 a 3mila per un palazzo storico - si rischia anche fino a un anno di reclusione, che diventano due in caso di recidiva». «Ma quasi tutti i writer sono recidivi» osserva De Corato.

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